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Considerazioni sulla transizione italiana verso un modello energetico eco-sostenibile

di Davide Tabarelli, NE Nomisma Energia

DOI 10.12910/EAI2018-030

La transizione è un passaggio dalla vecchia economia basata sui fossili, al nuovo modello eco-sostenibile, molto “verde” e “circolare”. Per l’informazione superficiale dei nostri tempi, la transizione è la risposta al cataclisma del cambiamento climatico. In realtà, sono 40 anni che si cerca di alleggerire la dipendenza dai fossili. Impossibile farne a meno, quantomeno nei tempi indicati da chi vende facili illusioni. L’Italia, uno dei grandi Paesi industrializzati e uno dei Paesi che più dipende da fonti fossili importate, ha assunto un ruolo di guida nella transizione verso la sostenibilità. Occorre però non rinunciare alle ambizioni di verità, per raccontare che la realtà è molto diversa, proprio per rendere possibili quegli ambiziosi obiettivi

Siamo in una trappola. O gli scienziati si sono sbagliati sul cambiamento climatico, e pensarlo appare un’eresia di fronte a quella che sembra una religione dogmatica, oppure andiamo verso catastrofi sicure a causa dell’effetto serra, perché la crescita delle emissioni di CO2 non si ferma.

La domanda di energia nel mondo sale e questa si scarica sempre sui fossili, gas, petrolio e soprattutto carbone che, insieme, contano ancora per l’80% dei consumi, come 40 anni fa.  Ci sono oltre due miliardi di persone che non hanno accesso all’energia come la conosciamo noi, quella moderna che noi ricchi oggi vogliamo abbandonare.

La globalizzazione, che gira grazie al consumo dei fossili, pur generando molti squilibri, in realtà porta un miglioramento delle condizioni di vita di miliardi di persone che altrimenti vivrebbero in condizioni di schiavitù, verso altri uomini, o verso la natura. L’Organizzazione Mondiale della Sanità certifica che ogni anno le morti premature per inquinamento da particolato sottile, più di quattro milioni, non sono nelle ricche città dell’Europa, ma per il 90% nei Paesi poveri dove il combustibile più impiegato è legna, sterco o carbone di legna. I poveri bruciano questi combustibili in ambienti senza areazione e il fumo, il particolato che ne esce, è respirato dalle donne e dai bambini. Per produrlo abbattono alberi e stanno deforestando molte aree dell’Africa. Da qui parte l’iniziativa di sostenere il semplice uso di gas di petrolio in bombole, il GPL, uno dei prodotti più importanti della raffinazione del petrolio. In Africa, come in India, quasi un miliardo di persone non accede all’elettricità, cosa che per noi europei, dopo un secolo di elettrificazione, non è nemmeno immaginabile. …

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