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Editoriale

di Roberto Del Ciello

Questo numero della rivista è dedicato ai rapporti tra l’Economia e la questione ambientale. Il titolo, che declina al plurale il termine Economia, esplicita il tentativo di dare conto di un percorso scientifico e culturale in cui il pensiero economico viene chiamato a interrogarsi sulle proprie capacità di fronteggiare le nuove sfide poste dalla questione ambientale.

È un percorso che, anche nel nostro Paese, ha origini ormai lontane se pensiamo che il primo momento di confronto su Economia e Ecologia avviene nel settembre 1973, quando la Società Italiana degli Economisti (SIE) intitola a questo tema la propria riunione annuale svoltasi a Roma. Emerge, come sottolineava all’epoca Emilio Gerelli, economista con esperienza internazionale sul rapporto economia-ambiente, un dibattito generico e provinciale che non aveva ancora acquisito piena consapevolezza di quanto stesse diventando centrale la questione ambientale con i conseguenti forti segnali che negli anni precedenti avevano annunciato questa svolta.

Nel 1971 la pubblicazione di “The entropy law and the economic process” di Nicholas Georgescu-Roegen, segna di fatto l’ingresso nella teoria economica della questione ambientale. Non fu una operazione pacifica: basti pensare che, ancora dieci anni dopo, si dibatterà anche aspramente, in una riunione, la XXIII, della stessa SIE. Sono del 1972 la presentazione del rapporto del Club di Roma/MIT Limits to Growth e la “Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano”, che da un lato evidenzieranno i rischi e le contraddizioni di una crescita illimitata e dall’altro porranno le basi, anche giuridiche, all’affermazione del paradigma dello sviluppo sostenibile la cui implementazione non potrà prescindere dalla integrazione e dalla complementarietà delle sue sfere costitutive: ambientale, economica e sociale.

Da questi primi passi il percorso scientifico e culturale intrapreso nell’ambito del pensiero economico è stato lungo e proficuo e l’economia ambientale è diventata di fatto una branca della disciplina economica con il fiorire di corsi di laurea, riviste specializzate, letteratura specifica. Percorso, per inciso, analogo a quello seguito nella giurisprudenza dal diritto ambientale. Nel pensiero economico, alla iniziale contrapposizione tra fautori della crescita illimitata e delle capacità adattative delle forze del libero mercato, e “malthusiani”, portatori di visioni più pessimistiche e, in alcuni casi, catastrofiste, ha fatto seguito lo sforzo di generazioni di economisti verso una sintesi di tale contrapposizione, adeguando il corpus del pensiero economico alle nuove esigenze, spesso attraverso il recupero di autori classici che, per quanto non in maniera sistematica, avevano affrontato la questione ambientale. D’altro canto, i tumultuosi e spesso contradditori cambiamenti che hanno riguardato la qualità ambientale del pianeta in relazione ai processi sociali ed economici, non lasciano troppo spazio a teorie preconcette. Di fronte a una popolazione mondiale quasi raddoppiata dal 1973 ad oggi, il prodotto lordo aumenta di circa 4 volte, mentre l’intensità emissiva di gas serra, calcolata in kg di anidride carbonica per kg di tonnellate equivalenti di petrolio, diminuisce di circa il 20% dagli anni ‘60 ad oggi. Intensità emissiva che decresce in maniera ancora più significativa se calcolata per unità di prodotto. Questi dati sembrano aprire spiragli per uno sviluppo in grado di soddisfare bisogni economici crescenti in presenza di stringenti vincoli ambientali, ma in realtà si scontrano con tendenze assolute giudicate insostenibili in termini di conseguenze, specie in relazione all’aumento della temperatura globale.

Queste tendenze pongono un serio problema di sostenibilità al quale si accompagna il fatto che la percentuale di popolazione mondiale in condizioni di povertà assoluta, sia crollata, nello stesso lasso di tempo, dal 42 all’11%, giustificando in qualche modo la percezione che associa il benessere materiale all’inquinamento.

Economie quindi, come molteplicità di approcci, metodologie e riferimenti culturali in grado di fornire strumenti adeguati per l’analisi e la valutazione dei processi in atto e delle tendenze di lungo periodo che legano l’evoluzione dei sistemi sociali ed economici alle condizioni ambientali del pianeta. Molteplicità anche terminologica, stante il fiorire, senza risparmio di anglicismi, di teorie e pratiche che riguardano l’economia circolare, la green blue economy, i green job e i green business, il carbon footprint.

I contributi presenti in questo numero della rivista sono particolarmente numerosi e variegati e danno conto di quanto il percorso scientifico e culturale sia ricco e fertile di contaminazioni tra diverse discipline. L’economia ambientale, già dai suoi primi passi ha, infatti, comportato la necessità da parte degli economisti di confrontarsi con discipline anche molto lontane dalle scienze sociali, esperienza che, parafrasando P.A. Samuelson “…… ci ha insegnato in modo severo che l’eclettismo non è tanto qualcosa che si desideri, quanto una necessità”. Eclettismo che emerge con particolare evidenza nei contributi dei ricercatori dell’ENEA, dove gli economisti, sempre più numerosi, si confrontano quotidianamente con le numerose competenze presenti nell’Agenzia in particolare nelle scienze dure, con una modalità di collaborazione interdisciplinare che da sempre ne costituisce uno dei fattori di forza e originalità.

A tutti gli Autori va il mio ringraziamento per la competenza, l’autorevolezza e la puntualità con cui hanno affrontato i diversi temi e ringrazio soprattutto i colleghi Oscar Amerighi e Paola Carrabba che con grande competenza e spirito di collaborazione mi hanno aiutato a far sì che questo numero uscisse davvero.

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