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Editoriale

di Aurelio La Barbera

Abbiamo pensato di iniziare questo 2017 nel migliore dei modi parlando di città. I lettori ci diranno se abbiamo colto nel segno. Noi siamo convinti di aver costruito sulle Smart City un numero della Rivista con articoli di alto livello.

Partiamo dall’inizio: l’intervista al prof. Franco Ferrarotti. È considerato a livello mondiale uno dei più grandi sociologi urbani ed uno dei più grandi esperti di città. La sua intervista è servita a “inquadrare il tema” poiché la centralità delle città nella società contemporanea è ampiamente riconosciuta. D’altra parte l’intervista ci regala una nota di cultura quando afferma che: “Riguardo l’aggettivo inglese smart, questo andrebbe un po’ evitato. So che c’è lo smart phone, ma smart in inglese vuol dire, ed io mi riferisco soprattutto al gergo un po’ dialettale di Manhattan, non proprio intelligente, ma vuol dire furbo più che intelligente, rapido, lesto di mano. Certo non voglio dire lestofante ma lesto di mano, it is smartness. Non è la street smartness, lo street smart è colui che per strada prende cose, raccoglie cose. Invece sarebbe meglio dire clever, termine utilizzato veramente per la persona intelligente, come intus legere: vedere dentro, leggere dentro una situazione. Ma accetto ovviamente il termine smart cities, perché poi le parole sono realtà viventi e quindi bisogna accettare il linguaggio”.

D’altra parte, come affermato in uno studio dell’ANCI, “le numerose definizioni di Smart City elaborate negli anni hanno talvolta dato luogo a distorsioni semantiche, contribuendo a generare l’idea che una città si possa definire smart anche se conduce singole iniziative estemporanee e non coordinate, ad esempio installando una colonnina sperimentale per la ricarica elettrica dei veicoli o fornendo servizi di infomobilità alle fermate dei mezzi pubblici”.

Sappiamo quindi cosa non è la smart city o sappiamo per lo meno che alcuni accorgimenti non sono sufficienti a definire la smart city. Definito tutto ciò resta la “semplice” questione che riguarda la promozione delle smart city. E su questo argomento il numero della Rivista è molto ricco. Chi avrà la pazienza di leggere si accorgerà che non abbiamo trascurato niente. Vi sono articoli scritti da esponenti di organizzazioni internazionali, di agenzie ambientali, di Enti di ricerca, e da Università, o redatti da rappresentanti di Comuni italiani e stranieri. Tutto ciò indica che, mentre “ognuno muore solo”, come afferma lo scrittore Frank Fallada, al contrario nello sviluppo delle smart city “nessuno può fare da solo”.

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