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comunicazione mass media

Un nuovo modo di comunicare il nucleare

DOI 10.12910/EAI2023-072

di Alice Avila, Unità Relazioni e Comunicazione - ENEA

La mozione di maggioranza approvata dalla Camera nel maggio scorso per impegnare il governo ad “incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia per scopi civili” e il varo da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile rendono necessario un cambio di passo nell’informazione e divulgazione sui temi legati al nuovo nucleare, anche per aprire una riflessione. Sulla scarsa conoscenza, infatti, attecchisce l’informazione distorta, sia che provenga dai giornali sia che si propaghi sui social.

Dall’ultima indagine SWG sugli Italiani e il nucleare, presentata in ottobre a Milano alla quarta edizione della “Intelligence Week”, è emerso che i favorevoli in linea di massima all’utilizzo in Italia delle nuove tecnologie nucleari oscillano tra il 49 e il 55%, con una percentuale di giovani di 16 punti superiore a quella degli over 55 (63% contro 47%). Le nuove tecnologie sono conosciute da una quota compresa tra il 19 e il 33% del campione (in tutto, 800 italiani maggiorenni): di questa fetta il 67% le ritiene sicure e il 60% green.

La ricerca ha inoltre rilevato come la popolazione sia spaccata in tre gruppi: un primo, pari al 26% degli intervistati, esprime una contrarietà a prescindere verso i nuovi impianti. A questo si oppone un gruppo un po’ meno consistente (20%) che, al contrario, li vede con assoluto favore. Nel mezzo, la maggioranza (54%), aperta a valutare la possibilità di fruire di queste tecnologie, soprattutto se le centrali nucleari saranno costruite ad una distanza significativa dalla propria abitazione e ancora di più se consentiranno un risparmio in bolletta.

Secondo il direttore dello studio Swg, Riccardo Grassi, “qualche anno fa il consenso sul nucleare era al 30%. Oggi due under 35 su tre sono favorevoli a nuovi impianti nucleari, mentre gli over 55 che hanno vissuto l’esperienza di Chernobyl sono i più contrari. È fondamentale lavorare su una nuova narrazione, concreta e pragmatica, che tratti gli Italiani da adulti, senza slogan”.

Vogliamo partire da questa recente fotografia per evidenziare l’opportunità di un nuovo modo di comunicare sul nucleare, senza pregiudizi di parte, basato sui dati scientifici e sul progresso della ricerca e delle tecnologie.

Un cambio di passo nell’informazione

L’attuale scenario geopolitico, dominato dalla crisi del gas russo e dalla necessità della sicurezza degli approvvigionamenti, il Green Deal europeo, che sottolinea l’urgenza di ridurre le emissioni di CO2, le sfide della transizione energetica in corso e l’esigenza, sottolineata dal governo italiano, di un nuovo mix energetico che preveda anche il nucleare mettono in discussione il nostro modo di produrre e consumare energia.

Di conseguenza, la Camera ha approvato nel maggio scorso la mozione di maggioranza, che ha impegnato il governo ad “incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia per scopi civili”. E in linea con questo, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha lanciato in settembre la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, coordinata con il supporto di ENEA e Rse, che ha l’obiettivo “di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore”.

Da tutto ciò scaturisce la necessità di un cambio di passo nell’informazione e divulgazione sui temi legati al nuovo nucleare, anche per aprire una riflessione. Come fece Greta Thunberg nell’ottobre 2022, quando criticò il piano della Germania di dismettere gli impianti nucleari in esercizio per riaprire quelli a carbone a causa del taglio del gas dalla Russia. “Personalmente credo sia una pessima idea puntare sul carbone quando l’energia nucleare è già presente” – disse la giovane attivista, scatenando polemiche inevitabili.

La recente rivalutazione del nucleare in Europa, a seguito della guerra in Ucraina e dell’emergenza gas, sostenuta persino dai Verdi finlandesi, impone l’esigenza di informare in modo equilibrato per creare innanzitutto conoscenza. Sulla scarsa conoscenza, infatti, attecchisce l’informazione distorta, sia che provenga dai giornali sia che si propaghi sui social. E sulle paure, come quelle legate agli incidenti di Chernobyl e di Fukushima.

Un aumento netto del sostegno al nucleare

Un  paper del marzo 2023 della Fondazione Robert Schuman (“A return to grace for nuclear power in European public opinion? Some elements of a rapid paradigm shift”) ha messo in evidenza che, indipendentemente dalle decisioni dei Paesi sull’energia nucleare, prima della fine del 2022 si è verificato un aumento netto del sostegno al nucleare. Un aumento particolarmente forte nei Paesi in cui le posizioni contrarie sono predominanti e radicate, come l’Italia (+18 punti) o la Germania (+15), e “più moderato ma notevole” nei Paesi impegnati in un percorso di abbandono, come il Belgio (+12 punti) e la Spagna (+13). Il Regno Unito, invece, che sta rilanciando il nucleare, mostra un incremento più significativo (+14) rispetto alla Francia, dove il sostegno era già alto nel settembre 2021.

La percezione che i cittadini hanno è, dunque, la base per l’accettazione sociale che a sua volta è strettamente connessa, oltre che alla possibilità di partecipare al processo decisionale, al fatto di avere a disposizione informazioni affidabili, provenienti preferibilmente da esponenti scientifici. Informazioni chiare e semplici, accessibili a tutti, che facciano luce sugli aspetti legati alla sicurezza, alla gestione delle scorie, all’impatto ambientale e alla salute, anche per evitare la sindrome Nimby ("Not in my back yard", ovvero "non nel mio cortile").

Per creare conoscenza e consapevolezza le azioni di comunicazione delle Istituzioni competenti dovrebbero prevedere campagne di comunicazione mirate, road show e conferenze con esperti scientifici, materiali informativi per le nuove generazioni e per gli adulti, brevi video e podcast, tutti con un linguaggio che coniughi la correttezza scientifica e l’informalità tipica della divulgazione.

Spiegare la differenza, per esempio, tra le diverse generazioni di nucleare, tra fusione e fissione, tra small e micro modular reactor, descrivendone maturità tecnologica, tempi di realizzazione, sicurezza, sostenibilità, costi e benefici è un punto di partenza per informare con semplicità ed efficacia.

Illustrare, poi, a che punto sono la ricerca e lo sviluppo tecnologico, in Italia e all’estero, significa fare chiarezza con realismo sul nuovo nucleare, così da fugare i dubbi e smascherare le false chimere.

Come diceva Cartesio, "il dubbio è l’origine della saggezza". Ma il dubbio a volte può inciampare su informazioni generiche o fuorvianti o ancora sulle fake news. Un rischio a cui i cittadini sono esposti, come ha dimostrato la pandemia. Diventa allora fondamentale offrire risposte e spiegazioni semplici, corrette, indipendenti e autorevoli, basate su fonti certe e verificate. E qui l’apporto del giornalista e del comunicatore è determinante. Scrivere o parlare arrivando davvero alle persone, per incontrarsi e non per scontrarsi, è il quid che fa la differenza.


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