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L’importanza dell’energia in un villaggio africano, esperienza nel Paese d’origine (Burkina Faso)

di Cleophas Adrien Dioma

 

Come si vive senza energia se si è vissuti abituati al suo uso e soprattutto alla certezza che vi sarà per sempre. In questo breve viaggio l’Autore pone un serio problema. La consapevolezza del mantenimento dei beni che non possono essere dati per scontati

Mezzanotte. Siamo arrivati a mezzanotte nel villaggio dove è nato nostro padre. Il nostro villaggio. Faceva un buio terribile. Con le mie due sorelle ci siamo chiesti dove eravamo. Spaventati. Ci è venuto a prendere nostro cugino e ci ha portato tra le stradine piccole del villaggio, in questa casa tradizionale senza luce. Con la lampada a petrolio ci ha mostrato dove dovevamo dormire. Quasi un incubo. Noi abituati ad avere sempre la luce accesa, con i genitori che si lamentavano dello spreco. Questo viaggio è stato quasi il viaggio della speranza. Nostro padre voleva farci vivere la vita che aveva vissuto da piccolo. Voleva farci capire quanto eravamo fortunati, noi ragazzi nati in città. Con la luce e l’acqua del rubinetto. Che ci lamentavamo quando mancava una piccola cosa. Ha quindi deciso di farci viaggiare con i taxi brousse che partivano tutti da Bobo Dioulasso, la seconda città più importante del Burkina Faso, per arrivare a Tansila, un villaggio sperduto verso la frontiera con il Mali. Il taxi brousse non aveva finestrini e le porte non si chiudevano neanche molto bene. Con le strade senza asfalto che durante la stagione delle piogge erano quasi impraticabili … sei ore di viaggio. …

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