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Patrizio Bianchi

Investiamo sull'istruzione per preparare un futuro sostenibile

Intervista a Patrizio Bianchi, Ministro dell'Istruzione
DOI 10.12910/EAI2021-031

Se vogliamo realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e portare avanti la transizione ecologica e culturale necessaria per azzerare le emissioni inquinanti nel mondo, dobbiamo investire sull’istruzione. La scuola è il punto di partenza del cambiamento indispensabile a preparare un futuro sostenibile: è il luogo in cui si formano le coscienze e si diventa cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.

PATRIZIO BIANCHI è ministro dell’Istruzione dalla metà del febbraio scorso. Professore ordinario di economia applicata all’Università di Ferrara di cui è stato anche Rettore fino al 2010, titolare della Cattedra Unesco “Educazione, Crescita ed Eguaglianza” e Coordinatore del Comitato per il rilancio della scuola dopo il COVID-19, è stato Presidente della Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

Dal 2010 al 2020, come assessore alle politiche europee per lo sviluppo, scuola, formazione, ricerca, università e lavoro dell’Emilia-Romagna ha  gestito, fra l’altro,  il riavvio delle attività didattiche e la ricostruzione delle scuole nelle aree colpite dal sisma del 2012 e dato il via all’attivazione del Tecnopolo di Bologna, sede del centro dell’Agenzia europea per le previsioni meteo e del Centro europeo di supercalcolo scientifico.  I primi di giugno 2021 ha presentato 'RiGenerazione Scuola', un piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole nell’ambito dell’Agenda 2030, e istituito un Comitato tecnico scientifico per definire azioni e attività per formare le nuove generazioni su energia e ambiente. A lui abbiamo chiesto da che cosa è nata l’idea di 'RiGenerazione Scuola' e in che cosa consiste?
La scuola è il luogo in cui si formano le coscienze di studentesse e studenti, in cui si diventa cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Se vogliamo realizzare il cambiamento necessario e preparare un futuro sostenibile, dobbiamo partire da lì. Per realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030, fissata dalle Nazioni Unite e portare avanti la transizione ecologica necessaria per azzerare le emissioni inquinanti nel mondo, dobbiamo investire sull’istruzione. Da questa constatazione ha origine “RiGenerazione Scuola”, il piano nato grazie anche al grande impegno della sottosegretaria Barbara Floridia, che ha la delega alla transizione ecologica. “RiGenerazione Scuola” coinvolgerà istituzioni, enti, organizzazioni territoriali, insieme a tutta la comunità scolastica, per dare concretezza a una transizione ecologica e culturale. Solo insieme, facendo rete, si può affrontare una sfida così importante come il passaggio a una nuova epoca, in cui si definisce un nuovo modo di vivere il nostro pianeta.

Nell’ambito della sua esperienza di docente e scrittore quali sono i passi da compiere per avvicinare i giovani alla sostenibilità e quali gli errori evitare?

Sono i giovani a trasmetterci una maggiore sensibilità verso i temi ambientali. Sono loro a insegnare agli adulti a fare la raccolta differenziata, a mettere in atto abitudini ecosostenibili, a spiegare ai loro genitori e ai loro nonni perché la Terra sta soffrendo e i cambiamenti climatici in atto provocano delle tragedie come quella che ha recentemente colpito il Nord Europa. La scuola è il battito della comunità, una comunità in cui lo scambio culturale tra generazioni crea quel dialogo costruttivo su cui si deve basare una politica di coesione e di inclusione.

Un recente sondaggio dell’Unicef rivela che la maggior parte dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni è convinta che sia possibile fare ancora qualche cosa di importante per garantire un futuro più ecosostenibile al pianeta e ai suoi abitanti. Di che risposte e di quali proposte hanno bisogno?
Dobbiamo ascoltare di più i giovani, consapevoli che abbiamo molto da imparare dalla loro sensibilità e curiosità verso il mondo. Gli adolescenti non hanno bisogno solo di risposte, ma di una guida che li aiuti a comprendere le proprie doti, a coltivare il talento, a seguire le proprie idee, a realizzare i propri sogni. In questo la scuola ha un ruolo fondamentale: dare loro la capacità critica e gli strumenti affinché possano compiere le scelte in maniera consapevole e nel rispetto degli altri.

Nel 2015 sono iniziate le prime proteste di alunni e studenti per chiedere azioni contro il cambiamento climatico; successivamente, nel 2018, è nato Friday For Future, vero e proprio movimento ambientalista internazionale delle nuove generazioni. Quali sono le sfide e le opportunità che i giovani si trovano davanti oggi in campo ambientale? 

Le opportunità che i giovani si troveranno davanti saranno tantissime e in continua evoluzione. E non riguarderanno solo alcuni settori: sarà una trasformazione trasversale, che attraverserà le biotecnologie, la manifattura, l’agricoltura, i servizi, il commercio. Siamo di fronte a un cambiamento epocale che può offrire molte occasioni di realizzazione se accompagnato dai cambiamenti necessari. Dobbiamo permettere alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi di affrontare le sfide professionali del futuro. Per questo è necessario incentivare, fra l’altro, le materie STEM e riformare la formazione tecnica professionale, obiettivi su cui, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, investiremo più risorse. 

Che cosa si può fare per favorire una corretta informazione scientifica a fronte del crescente rischio di fake news e disinformazione? E che ruolo possono avere scienza e ricerca in questo contesto?
Le fake news trovano spesso terreno fertile dove c’è incertezza e paura. È più facile credere a una verità semplice e immediata, piuttosto che prendersi il tempo necessario per approfondire. L’istruzione è l’unica arma che ogni persona ha a disposizione per acquisire gli strumenti necessari a leggere, analizzare e capire la complessità dei temi. Scienza e ricerca sono fondamentali: non c'è crescita culturale né economica possibile se non mettiamo al centro dell'agenda di governo istruzione, scienza e ricerca.

Cambiamenti climatici, incertezza sul futuro, disoccupazione e abbandono scolastico: secondo l'Istat sono i giovani ad aver pagato il prezzo più alto di questa pandemia dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Che cosa si può fare per rendere più ‘sostenibile’ a 360 gradi la fase di ripartenza post COVID-19? 

La pandemia ha acuito le disuguaglianze sociali e territoriali che già caratterizzavano il nostro sistema. I dati internazionali segnalavano anche negli anni passati una dispersione troppo alta in alcune aree del Paese, in particolare al Sud, mentre altre regioni erano allineate alla media europea. L’emergenza sanitaria ha accentuato questi divari. Ora abbiamo la possibilità di uscire da questa crisi cambiando, mettendo la scuola al centro del Paese per disegnare una nuova ‘normalità’ che non lasci indietro nessuno. Lo faremo con il PNRR che è un’occasione straordinaria, ma lo stiamo già facendo con le nostre risorse. Abbiamo investito 2,6 miliardi per l’edilizia scolastica, puntando anche alla costruzione di nuovi asili nido e scuole dell’infanzia, in particolare nelle aree svantaggiate dove si registrano le maggiori carenze; più di 500 milioni per l’innovazione digitale, tra ambienti STEM e cablaggio delle nostre scuole. Non bastano solo le risorse economiche, fondamentale è l’impegno di tutti. Deve esserci un patto di comunità che renda responsabili tutti dell’educazione dei nostri bambini e ragazzi. Ricordiamoci sempre che la scuola è il luogo in cui o le comunità si dividono o ritrovano il senso dell’unità. Noi abbiamo fatto una scelta chiara, la seconda: la scuola non come luogo di divisione sociale, ma come luogo di unità del Paese, di uguaglianza e di democrazia.

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