Copertina della rivista
Francesco De Santis

Ricerca & Sviluppo sono la ricetta vincente in tutti i settori

Intervista con Francesco De Santis, Vice Presidente di Confindustria con delega alla Ricerca e Sviluppo

Francesco De Santis è Vice Presidente di Confindustria con delega alla Ricerca e Sviluppo. In precedenza è stato membro del comitato di presidenza di Farmindustria del Gruppo Tecnico Ricerca & Sviluppo di Confindustria e del Comitato Tecnico Ricerca e Innovazione di Confindustria. E’ quindi un ottimo conoscitore delle tematiche della ricerca e dell’innovazione ed è per questo che gli abbiamo chiesto di poterlo intervistare. La prima domanda che gli abbiamo rivolto riguarda quali sono le maggiori criticità per un’impresa che vuole fare innovazione e trasferimento tecnologico oggi in italia, ovvero, quali sono le maggiori criticità del sistema innovazione in Italia?

Ricerca e Innovazione non si improvvisano, è necessario pertanto dotare il Paese di una strategia di sviluppo di medio lungo periodo basata su R&S, con strumenti semplici ed efficaci duraturi nel tempo, risorse adeguate e certe, tempi chiari di attuazione. Solo così si potrà sostenere lo sforzo delle imprese già impegnate in attività di ricerca e sviluppo e allargarne il numero.

Una strategia che punti a rispondere alle grandi sfide sociali, presenti - digitale, green, energia, salute - e future. Per riuscirci è necessario mettere insieme la conoscenza e l’applicazione - come diceva Leonardo - “la scienza vo cercando e il beneficio …”.

È in questo scenario che si inserisce la necessità di avere una forte, ampia e strutturale collaborazione tra ricerca pubblica e imprese, che alimenti processi di co-creation e di open innovation. Dobbiamo ridurre la distanza, promuovere una vera cultura della R&S.

In questa direzione abbiamo lavorato in questi anni per colmare il divario in investimenti e in collaborazioni pubblico-privato rispetto agli altri Paesi Ocse.

Quale tendenza indicano i dati?

I dati mostrano una tendenza positiva che dobbiamo rafforzare. Alcuni esempi. Sono cresciuti gli investimenti privati - passando dallo 0,6 allo 0,94 del Pil tra il 2010 e il 2020 con ampie prospettive di ulteriore crescita nel 2022, +3.9% rispetto al 2021 - mostrando un andamento tra l’altro simile a quello delle imprese nei nostri principali competitors, Francia e Germania.

I dati mostrano inoltre chiaramente l’effetto positivo di due importanti strumenti fiscali a supporto degli investimenti in R&S introdotti in questi anni in Italia: il credito d’imposta in R&S e il Patent box. Per questo sosteniamo l’importanza di rafforzare e rendere strutturali gli strumenti fiscali per la R&S da affiancare a pochi strumenti a selezione, assicurando certezza interpretativa e di risorse.

Abbiamo in Italia una ricerca pubblica di qualità, come mostra il dato sulle pubblicazioni (5% sul totale mondiale) e sta aumentando anche il numero dei brevetti prodotti dal sistema pubblico e gli spin off: un processo da incrementare.

Si è definito in questi anni un network di uffici di trasferimento tecnologico nel sistema pubblico: oggi tutte le università ed enti pubblici di ricerca hanno un ufficio di trasferimento tecnologico (nel 2000 erano 5, nel 2023 sono 122) e sono uniti in una Rete (Netval). Dobbiamo creare un modello adatto al nostro Paese, imparando dalle esperienze positive, ma puntando a valorizzare le caratteristiche vincenti del nostro sistema.

Il PNRR sui temi della R&S&I si inserisce come fondamentale acceleratore in quanto interviene proprio su alcune delle criticità sofferte sia dal sistema pubblico che dalle imprese.

In che modo il PNRR può accelerare questo processo?

Il PNRR, se ben realizzato, può rappresentare il punto di svolta per il Paese. Gli interventi vanno nella direzione di creare un Sistema integrato di R&S&I, mettendo in atto azioni che si muovono tutte sul concetto di partnership e cogenerazione. Tra gli obiettivi prioritari del PNRR, vi è la razionalizzazione e il potenziamento dell’ecosistema nazionale della R&S&I con una visione strategica rivolta al futuro, in cui pubblico e privato sono chiamati a collaborare congiuntamente per realizzare progetti di partenariato condivisi. L’obiettivo è chiaramente espresso nel titolo: Dalla ricerca all’impresa.

E’ un chiaro richiamo alle parole di Leonardo...

Si. Come chiaro è il tentativo di intervenire proprio sulle criticità, solo per fare alcuni esempi: aumentare la massa critica, unendo i ricercatori di tutto il sistema pubblico con le imprese su temi individuati insieme in aggregati densi ma leggeri distribuiti sul territorio; rafforzare le infrastrutture di ricerca e innovazione; innervare il sistema pubblico e privato con giovani di alta qualificazione (i dottorati innovativi) che lavorino su progetti congiunti; potenziare la capacità delle imprese di partecipare ai grandi progetti europei (partnership e IPCEI); favorire lo sviluppo di start up deep tech.

Dobbiamo cambiare paradigma?

Abbiamo la possibilità di cambiare il paradigma: rendere il sistema pubblico di ricerca e le imprese davvero partner su progetti congiunti, definiti e realizzati insieme. Siamo in un momento di svolta per il sistema della R&S&I Italiano. Abbiamo per la prima volta, dopo tanti anni, un piano con risorse ingenti e certe, azioni definite, tempi stringenti, obiettivi e scopi da raggiungere.

Una sfida Paese imponente che richiede l’impegno di tutti e che si vincerà davvero solo se riusciremo a rendere gli interventi sostenibili anche dopo la fine del PNRR.

Se vogliamo essere davvero protagonisti delle rivoluzioni e delle sfide attuali, dobbiamo riuscire a partecipare allo sviluppo delle tecnologie ed applicarle, solo così potremo posizionarci nella parte alta delle catene del valore globali e non ridurci a semplici acquirenti di tecnologie sviluppate in altri Paesi (a volte anche con ricercatori italiani).

Per riuscirci dobbiamo davvero operare tutti con un approccio nuovo. Solo così potremo fare il salto di qualità necessario.

Quali sono i settori più promettenti per investimenti in innovazione in un prossimo futuro?

È sempre difficile fare esempi, R&S sono la ricetta vincente in tutti i settori. L'Italia è un Paese a grande vocazione manifatturiera basato sempre più sulla ricerca e sviluppo. Come ho detto, negli ultimi dieci anni abbiamo aumentato, quasi raddoppiato, gli investimenti in R&S. Il 70% delle nostre aziende ha investito in processi, prodotti e attrezzature innovativi.

Questo spiega perché abbiamo rafforzato la nostra posizione nel commercio internazionale, sia nei settori tradizionali del Made in Italy che in quelli a più alto contenuto tecnologico.
Siamo pienamente integrati a livello dell'UE, svolgendo un ruolo centrale in progetti strategici rivoluzionari su temi critici, quali: microelettronica, cloud computing, scienze della vita, batterie e idrogeno.

Qual è la caratteristica specifica delle aziende italiane?

La loro flessibilità, così come la loro capacità di operare insieme in “filiera”, in una “filiera integrata dell'innovazione”, in cui ogni impresa realizza una parte dell'intero processo - dalla ricerca alla produzione - contribuendo a una grande innovazione orizzontale e intersettoriale.

Una caratteristica che può essere potenziata attraverso lo sviluppo della capacità di calcolo ad alte prestazioni. Per questo è importante l’azione Paese, realizzata in parte nel PNRR, diretta a potenziare queste infrastrutture e competenze nel Paese. Uno di questi centri è il nuovo computer ad alte prestazioni Leonardo, il 2° in Europa e il 4° nel mondo.

La capacità di calcolo si collega ovviamente al tema più ampio dei dati, centrale non solo ai fini della ricerca. Un tema ampio che richiede la definizione di regole - ad esempio, su proprietà, trasparenza, utilizzo - e lo sviluppo di standard e tecnologie - per la protezione e la valorizzazione. Un processo che necessita di un’azione complessiva a livello europeo di cui l’Italia deve far parte.

Quale è l’importanza del binomio formazione-innovazione?

Senza conoscenza e formazione tecnologica non c’è innovazione, che è fatta delle indispensabili competenze per sfruttarne al meglio tutte le potenzialità.

La carenza di persone in possesso di competenze adeguate rappresenta un tema di crescente importanza per le aziende: tanto più le persone sono formate, quanto più è facile creare nuove iniziative, progettualità e un indotto basato su nuove idee e innovazione, a tutto vantaggio non solo delle aziende ma anche del territorio, che a sua volta diventa un punto di riferimento e di attrazione per i giovani.

Per le imprese, competenze e capitale umano sono fattori strategici di crescita e di sviluppo. In questa prospettiva, diventa fondamentale investire nella valorizzazione di percorsi di specializzazione post-laurea, con una particolare attenzione ai dottorati innovativi che rappresentano l’ultimo e più avanzato segmento della formazione universitaria.

Il PNRR prevede interventi e risorse per favorire lo sviluppo delle competenze dei giovani e per il successivo inserimento in impresa, rafforzando la capacità di lavorare in partnership pubblico-privato.
Si tratta di un’azione diretta ad aumentare l’attrattività del nostro Paese, anche verso i giovani, come un luogo in cui si può fare innovazione e ricerca di qualità sia nel pubblico che nel privato.

Competenze sempre più specializzate e innovative sono un patrimonio indispensabile per riuscire adessere più competitivi come imprese e come Paese.

Investire nel capitale umano incoraggia i giovani a non restare chiusi ed isolati nelle Università ma ad entrare nel mondo produttivo, valorizzando il proprio talento.

Sta emergendo un cambiamento culturale - che va sostenuto e favorito - che sta coinvolgendo mondo universitario e sistema delle imprese sempre più consapevoli dei vantaggi che derivano dall’assunzione di nuove figure altamente qualificate, capaci di rafforzare le attività di ricerca e innovazione e di assicurare un contributo concreto allo sviluppo delle attività aziendali.
La formazione svolgerà una funzione essenziale, come leva strategica per individuare nuove visioni, strategie e piani di azione per cittadini e imprese. È uno dei punti di forza per far crescere la professionalità dei lavoratori e la competitività di un’azienda.

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