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La nuova sfida per ricerca e imprese

di Federico Testa
Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Verona – Presidente ENEA

Quando alcuni anni fa l’ENEA ha iniziato il percorso di uscita da un lungo commissariamento, una delle esigenze più sentite è stata di riuscire a comunicare ai suoi interlocutori in modo chiaro ed efficace la sua identità, i suoi valori e le molteplici attività e servizi al mondo produttivo, alle pubbliche amministrazioni, alle istituzioni e ai cittadini. Un obiettivo sfidante per un’istituzione di ricerca dalla storia prestigiosa, ben conosciuta nel mondo scientifico, ma non sempre ‘’all’esterno’’, al grande pubblico e ai media. Anche per questo, il riuscire a individuare un filo conduttore, una parola-chiave per valorizzare l’eccellenza dei 2600 fra ricercatori e tecnologi dell’Agenzia, dare evidenza al suo contributo alla crescita e alla competitività del Paese e alla volontà di rilancio, è stato un percorso appassionante, culminato con la scelta di uno slogan semplice e allo stesso tempo emblematico:Ricerchiamo l’innovazione.

Ricerca e innovazione: sono i due pilastri dell’Agenzia che in tutte le aree di competenza – dal nucleare ai beni culturali, dalle fonti rinnovabili alle materie prime strategiche alla protezione del territorio alla sicurezza alimentare, dall’efficienza energetica alla lotta al cambiamento climatico – si è sempre distinta per lo sviluppo di tecnologie, processi, prodotti, metodologie da applicare per migliorare la qualità della vita, la sostenibilità ambientale ed energetica, la competitività.

In questi anni la nostra ricerca per innovare è cresciuta nella dimensione e negli obiettivi: dal trasferimento tecnologico siamo passati al trasferimento di conoscenza e, in un’ulteriore sviluppo, allo “scambio di conoscenza’’, in una visione di collaborazione dinamica e di ‘Terza Missione’. Nuovi strumenti come il Knowledge Exchange Program (KEP) ispirato all’Industrial Liaison Program del Massachusetts Institute of Technology e il Fondo per il Proof of Concept si incardinano in questa prospettiva, per creare un ponte fra ricerca e mercato, attraverso partnership stabili, potendo contare sul fondamentale apporto di nostri ricercatori “ambasciatori dell’innovazione”, i Knowledge Exchange Officer (KEO), una nuova figura professionale altamente specializzata che stiamo formando, anche in collaborazione con le associazioni imprenditoriali che partecipano al programma KEP.

Aderire al nostro programma di Knowledge Exchange consente all’azienda partner di richiedere la consulenza personalizzata di un Knowledge Exchange Officer, in grado di individuare i bisogni espressi o potenziali di innovazione tecnologica e le soluzioni più efficaci per soddisfarli. E in questa dimensione di ‘’ricercare insieme l’innovazione’’ si pone il Fondo per il Proof of Concept, costituito lo scorso anno con una dote da 2,5 milioni di euro per supportare lo sviluppo di tecnologie innovative dell’ENEA, insieme a imprese che condividano il rischio dell’investimento, in modo da colmare il gap tra i risultati maturati in laboratorio e la loro potenziale commercializzazione.

Questi strumenti di nuova generazione nascono all’interno del nostro Servizio Industria e Associazioni Imprenditoriali, istituito nel 2015 quale punto di accesso semplice e diretto per le imprese interessate alle nostre tecnologie, ai servizi, al portafoglio brevetti o alla creazione di start up e vanno ad aggiungersi a iniziative precedenti, in primis l’Atlante dell’innovazione. L’Atlante, consultabile on line sul nostro sito, raccoglie centinaia di tecnologie e servizi specialistici in numerosi settori, dalla fusione nucleare alla sicurezza, dall’agroalimentare alle fonti rinnovabili all’efficienza energetica, dalle biomasse alla sensoristica, dai materiali rari ai beni culturali, dall’inquinamento alla simbiosi industriale: per ogni tecnologia è riportato il livello di maturità tecnologica (TRL) raggiunto e la consultazione può essere fatta per testo libero, parola chiave, cluster nazionale o codice Ateco. In parallelo, abbiamo consolidato il nostro impegno a supporto dell’internazionalizzazione delle Piccole e Medie Imprese confermando l’adesione ai grandi network europei, perché consideriamo cruciali il sostegno, la consulenza e l’informazione alle singole aziende, alle filiere e ai cluster tecnologici nei loro progetti di espansione verso i mercati esteri.

Siamo convinti che l’innovazione fatta ‘’con’’ e ‘’per’’ le imprese, di tutti i settori e di tutte le dimensioni sia più che mai anche una ‘chiave di volta’ a sostegno della crescita dell’economia e dell’occupazione. Tuttavia, lo scenario delineato dai maggiori report internazionali evidenzia che c’è ancora molto da fare per riuscire a scalare la graduatoria degli innovation leader: l’European Innovation Scoreboard 2018, il quadro di riferimento europeo che traccia i livelli di innovazione dei diversi Paesi membri, inserisce l’Italia fra gli “Innovatori moderati” anche a causa di alcune difficoltà storiche e dei forti ritardi sul fronte dell’istruzione, della formazione e nelle strategie per il digitale.

Si tratta, quindi, di individuare e rendere operative iniziative e progetti che possono concretamente consentire alle nostre imprese di voler e poter accedere alla ricerca che viene sviluppata e di favorire il gioco di squadra, la crescita di relazioni virtuose, di collaborazioni tecnologiche che consentano di coniugare autonomia imprenditoriale e massa critica. Tutto ciò avendo ben presenti i tratti distintivi del nostro sistema, composto nella sua grandissima parte da piccole e medie imprese, per loro natura maggiormente in difficoltà nell’affrontare tematiche che vadano aldilà del day by day.

E proprio con l’obiettivo di rendere più fruibile alle imprese, alla Pubblica Amministrazione e ai cittadini il nostro patrimonio di competenze in termini di crescita tecnologica, innovazione, creazione di occupazione, sostegno alla competitività e sostenibilità che abbiamo consolidato un processo avviato da tempo per la definizione di un’organizzazione più efficiente ed efficace accompagnandola con nuovi strumenti operativi. Sappiamo, infatti, che è senz’altro necessario aumentare i finanziamenti alle attività di ricerca, ma è altrettanto importante rafforzare la capacità della nostra azione e di tutti gli attori, pubblici e privati, che concorrono, congiuntamente a definire un unico, quanto complesso, sistema nazionale dell’innovazione.

Avere questo obiettivo è oggi per l’ENEA straordinariamente rilevante. Perché non basta dire che l’innovazione è importante: occorre anche riuscire a intercettare i nodi ancora irrisolti affinché la partnership tra ricerca pubblica e imprese diventi la base di una nuova ‘progettualità dell’innovazione’ che consenta di consolidare e far crescere un sistema-paese realmente competitivo.

L’Economia Circolare si basa su una logica affascinante, che prevede un nuovo modello di produzione e consumo e che mira, in sintesi, a preservare e gestire le risorse naturali e a favorire la transizione verso una società a bassa emissione di carbonio. Affascinante anche perché richiede, in diversa misura, il contributo della politica, della ricerca e dei cittadini nel duplice ruolo, questi ultimi, di “attuatori” di buone pratiche e di “promotori” nei confronti dei decisori politici di nuove istanze che favoriscano uno sviluppo economico, ambientale e sociale sostenibile. Ne consegue che la transizione dall’attuale modello economico, sostanzialmente ancora di tipo “lineare”, verso un modello circolare è molto impegnativa, dovendo mettere in pratica logiche di cooperazione e confronto intersettoriali, per azioni condivise a vari livelli sul territorio e lungo la catena di valore di prodotti e materiali, tra attori del mondo della ricerca e della innovazione, istituzionale, dei settori produttivi e della società civile.

Lo strumento metodologico della “simbiosi industriale” gioca in questa ottica un ruolo sempre più essenziale per favorire lo scambio tra imprese dissimili di risorse, scarti e rifiuti, strettamente legato anche ad una accurata analisi territoriale ed economica che valuti le diverse filiere sul territorio ed i possibili percorsi di simbiosi. La sostenibilità economica di tali percorsi può esistere anche per materiali di poco valore economico, creando potenti sinergie sul territorio con esempi di economia collaborativa.

In generale, attuare concretamente un’economia circolare vuol dire ripensare il prodotto che si fabbrica, riprogettarlo e realizzarlo attraverso un processo produttivo diverso e tale che i prodotti di scarto e i rifiuti che ne derivano possano diventare una risorsa funzionale ad un altro processo produttivo. Il settore della ricerca, sia pubblica che privata, è sempre più impegnato nello sviluppo di tecnologie e metodologie innovative che consentano, anche attraverso la realizzazione di nuovi materiali, la produzione di beni e prodotti più durevoli e riciclabili con un minor consumo di risorse. La riprogettazione dei prodotti deve tener conto anche della possibilità di riparare e/o riutilizzare il prodotto stesso, riducendo il consumo di risorse necessarie per la sua produzione e la generazione di rifiuti.

Le politiche comunitarie di gestione dei rifiuti richiedono in maniera prioritaria una diminuzione della quantità dei rifiuti prodotti mediante azioni di prevenzione, a cui deve far seguito la possibilità di riuso dei prodotti stessi. Essenziale è poi la implementazione di un sistema efficace di riciclo e recupero di materiali dai rifiuti, con filiere di raccolta organizzate e impianti di riciclo distribuiti su base territoriale.

Un esempio significativo è costituito dalla possibilità di recuperare metalli preziosi e ad elevato valore aggiunto dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Computer, elettrodomestici, smartphone, pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo rappresentano, soprattutto per il nostro Paese, una vera e propria “miniera a cielo aperto”. Il mercato delle materie prime-seconde viene così promosso, riducendo drasticamente gli scarti e continuando a sfruttare fino in fondo quel che abbiamo già preso dalla natura sotto forma di materie prime.

Il ruolo della politica a livello nazionale è essenziale nel definire e promuovere modelli di consumo più sostenibili e circolari rinforzando ad esempio il Green Public Procurement in ottica di economia circolare e definendo una legislazione “end of waste” più efficace, che faciliti realmente il riciclo di materiali dai rifiuti.

All’attuazione di politiche e strategie, occorre affiancare gli opportuni investimenti che devono provenire sia dal settore pubblico che da quello privato ed è necessario che ci sia un ruolo attivo degli attori di tutti i settori coinvolti nella transizione.

Per rendere efficaci i contributi di tutti gli attori coinvolti nel processo di transizione verso una economia di tipo circolare, è infine necessaria una governance efficace che sia in grado di garantire omogeneità di approccio nei vari livelli applicativi, dal contesto locale e fino a quello nazionale, affinché le azioni intraprese non risultino dispersive e non ci siano iniziative duplicate e sovrapposte, che creano solo confusione nel panorama italiano.

In questo contesto opera la Piattaforma Italiana dell’Economia Circolare (ICESP), che rappresenta l’hub nazionale della Piattaforma Europea per l’Economia Circolare (ECESP) della Commissione europea. Alla Piattaforma Italiana coordinata da ENEA, partecipano gli attori pubblici e privati di maggior rilievo a livello nazionale nel settore dell’economia circolare: oltre 120 rappresentanti di quattro settori – ricerca e innovazione, istituzionale, settori produttivi e società civile – attivi in gruppi di lavoro dedicati alla individuazione di buone pratiche ed esempi di successo, ma anche di criticità e ostacoli, esempi di come ci si sta organizzando a vario livello sul territorio (ad es. piccoli comuni, quartieri, città, regioni), approfondimenti di filiera (ad es. costruzione e demolizione, tessile/moda, mobilità elettrica, agroindustria), con il coinvolgimento di rappresentati di tutte le fasi della catena di valore, e proposte concrete su come superare le attuali barriere.

Questo numero della Rivista riunisce attori di elevato profilo, rappresentativi di tutti i settori coinvolti nella transizione verso l’economia circolare, con l’intenzione di rappresentare in maniera quanto più possibilmente esaustiva il modo italiano di fare Economia Circolare approfondendo gli aspetti economici, normativi, tecnologici all’interno del contesto strategico europeo e nazionale e con un focus sulle attività di ENEA, tutte basate su un approccio integrato e multidisciplinare.

Si cerca così di riunire in un quadro unico il punto di vista dei vari attori coinvolti, approfondendo le azioni già in campo, le eccellenze, le barriere, le strategie e quello che potrebbe/dovrebbe essere il ruolo attivo di ciascuno di essi e tracciando un posizionamento del nostro Paese sul grande tema dell’Economia Circolare. In definitiva, occorre quanto più possibile superare gli slogan degli ultimi anni e passare finalmente dalle parole ai fatti, con un cambio radicale del modello economico ed azioni pratiche, sinergiche ed integrate.

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