Copertina della rivista
Soldi gas contatore elettrico

Il caro energia fra tensioni geopolitiche e impatto su famiglie e imprese

di Antonio Sileo

DOI 10.12910/EAI2022-045

I prezzi energetici hanno raggiunto valori inimmaginati e inimmaginabili per tutti i livelli e per tutti i tipi di consumi, generando impatti molto rilevanti sul tessuto economico del nostro Paese. Le cause sono da ricercare in una combinazione di fattori che pesano tanto dal lato domanda quanto dal lato offerta e che hanno iniziato a manifestare i propri effetti già a partire dell’estate del 2021.

Antonio Sileo

Antonio Sileo

Fellow presso GREEN-Centro di Ricerca sulla geografia, le risorse naturali, l'ambiente, l'energia e le reti dell'Università Bocconi, Direttore dell'Osservatorio sull'innovazione energetica lnnov-E presso l'Istituto per la Competitività

Gli alti, altissimi prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale negli ultimi mesi hanno guadagnato spazio sui giornali e nei programmi televisivi. I titoli si sono fatti via via più allarmistici e i servizi sempre più preoccupanti in concomitanza dell’invasione russa dell’Ucraina.  

Purtroppo, gli allarmi non si sono rivelati affatto infondati. Effettivamente i prezzi energetici hanno raggiunto valori inimmaginati e inimmaginabili per tutti i livelli, per tutti i tipi di consumi e la stragrande maggioranza delle tipologie contrattuali. Anche i consumatori, piccoli, medi e grandi, che avevano sottoscritto offerte a prezzo fisso si sono visti modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto, come peraltro previsto dal contratto stesso. Un problema grave – evidente la natura di estrema ratio della modifica operata dal fornitore – a cui, al momento in cui scriviamo il governo ha cercato di porre rimedio con il decreto-legge Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali, meglio noto come Aiuti bis, con cui fino al 30 aprile 2023 viene sospesa l’efficacia di ogni eventuale clausola che consente all’impresa fornitrice di modificare le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo, ancorché sia contrattualmente riconosciuto alla controparte il diritto di recesso.

Il rischio (sistemico) è che gli operatori, per cui era estremante difficile se non impossibile prevedere incrementi di costi e prezzi così elevati e per così lungo tempo, operino per troppo tempo in perdita con la concreta possibilità di fallire. Circostanza che comporterebbe comunque ulteriori costi per i consumatori diretti, ma anche per la generalità degli stessi.

Benché, in verità, gli operatori stessi possono comunque esercitare il diritto di recesso 6 mesi prima della decorrenza per i clienti domestici oppure in bassa tensione o con consumi di gas naturale non superiori a 200.000 metri cubi/anno; e comunque secondo decorrenza contrattuale per tutti gli altri.

Prezzi inimmaginabili

Ma di quanto e come sono aumentati i prezzi di vendita al dettaglio dell’energia elettrica e del gas naturale?  

Per avere un’idea di massima riportiamo l’andamento dei valori relativi alle condizioni economiche di fornitura per i consumatori serviti in maggior tutela per quanto riguarda l’energia elettrica (v. Fig. 1) e in servizio di tutela per il gas naturale (v. Fig. 2) dai quali è possibile ravvisare l’entità degli aumenti, ma anche gli interventi per contenerli, in particolare riducendo e azzerando la spesa per gli oneri di sistema, a partire dal terzo trimestre del 2021; utile notare che se a inizio 2021 la spesa per la materia prima energia pesava il 46% del totale, nel secondo trimestre 2022 ha superato il 79%.  

Gli aumenti, nonostante gli interventi del governo e di ARERA, sono andati in crescendo e sono stati rispettivamente del 9,9%, 29,9% e 55% per l’elettricità e del 15,3%, 14,4% e 41,8% per il gas rispetto al trimestre precedente a partire dal terzo trimestre 2021 fino al primo 2022.

I consumatori serviti in tutela sono, contando i misuratori, oltre 11,5 milioni per l’energia elettrica e oltre 7,5 per il gas naturale (rispettivamente oltre 18 milioni e quasi 13 milioni i punti di consumo presenti nel mercato libero), mentre i valori di consumo di 2.700 kWh e 1.400 m³ per il gas naturale non sono da considerarsi come consumi medi effettivi italiani, ma un più semplice riferimento tipo, tuttavia le entità e gli andamenti degli aumenti di prezzo possono considerarsi valide per la generalità dei consumatori; o almeno per quelli ancora rimasti nel mercato tutelato.

Le cose, molto probabilmente, sono andate meglio per i consumatori che sul mercato libero hanno sottoscritto offerte a prezzo fisso. Queste ultime, tuttavia, con il peggiorare della congiuntura internazionale e con i prezzi all’ingrosso non solo altissimi, ma con ampia volatilità sono state proposte, oltre che con valori di prezzi (logicamente) maggiori, in misura molto molto minore fino a rappresentare una rarità nel momento in cui scriviamo.

Gli aumenti del gas vengono da lontano

Nell’estate del 2022 l’attenzione ai prezzi di energia elettrica e gas naturale è stata talmente elevata che ormai anche ai non addetti ai lavori è noto che l’impennata dei prezzi del gas naturale si è trasmessa anche ai prezzi all’ingrosso dell’elettricità, in particolare europei, per il ruolo rilevante che il gas naturale svolge nella produzione termoelettrica e nella determinazione del prezzo su tali mercati. Il gas naturale, infatti, è la seconda fonte nel mix elettrico europeo dopo il nucleare, in Italia la prima.

Meno noto è che gli aumenti galoppanti, dovuti ad una combinazione di fattori tanto dal lato domanda quanto dal lato offerta, sono iniziati nell’estate del 2021 (v. Fig. 3).

Il mercato del gas è sostanzialmente cambiato negli ultimi anni. Gli scambi di America, Asia ed Europa hanno perso i caratteri regionali per divenire globali; il peso delle contrattazioni spot, grazie al diffondersi del trasporto via nave, è cresciuto a discapito del più rigido trasporto via gasdotto – che pure con la caratteristica ripartizione dei rischi tra produttori e consumatori (le clausole take or pay) ha garantito mastodontici investimenti (nel 1969 il primo contratto dell’Eni con l’Urss comprensivo della realizzazione del gasdotto); il peso dell’Europa si è notevolmente ridotto. Oggi è l’Asia, Cina in testa, a determinare i prezzi. E se i minimi storici non hanno fatto notizia, i valori record hanno posto vari dubbi sul ruolo del gas naturale come combustibile ponte per la fase di transizione energetica dove le fonti rinnovabili giocheranno un ruolo sempre maggiore.

La forte crescita dei prezzi prima dell’invasione dell’Ucraina è stata frettolosamente addebitata da alcuni commentatori a non meglio precisati costi della transizione ecologica. Nell’ambito energetico, la transizione ecologica riguarda principalmente la sostituzione delle fonti fossili con fonti rinnovabili nella produzione di energia.

Oggi le fonti rinnovabili possono coprire solo parzialmente la domanda di energia e sono caratterizzate, in particolare per il solare e l’eolico, da intermittenza e non programmabilità. Per questo è necessaria una capacità di produzione di back up fornita in Italia principalmente dal gas. L’uso parziale di questi ultimi impianti, tuttavia, pone problemi di sostenibilità economica e richiede quindi il pagamento di contributi legati alla disponibilità di capacità, indipendentemente dalla effettiva produzione di energia. Infine, gli impianti a gas sono sottoposti all’onere dei permessi di emissione che rientrano (v. Fig. 3), assieme alla materia prima, tra i loro costi.

Questo quadro, ancorché sommario, permette di capire che se il costo del gas naturale, legato alle dinamiche oramai planetarie dei mercati internazionali, non è addebitabile di per sé al percorso di transizione energetica e giocherà un ruolo via via minore quanto più le fonti rinnovabili si espanderanno, il costo dei mercati di capacità, che remunera gli impianti a gas, è invece direttamente legato alla composizione eterogenea del parco di generazione, al contributo crescente delle fonti rinnovabili e al ruolo residuale degli impianti alimentati con gas naturale.

In tale difficile contesto – o forse anche in ragione di tale contesto di complessa evoluzione - sono arrivati gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina. Sul petrolio e i carburanti, anche senza embargo, la Russia era già in grande difficoltà nelle vendite all’Europa, cui era destinato un quarto del proprio export, tanto da dover rallentare la produzione, inevitabile dunque la spinta al rialzo sui prezzi all’ingrosso di gasolio e benzina.  Aumenti talmente elevati da spingere il governo ad intervenire reiteratamente e significativamente sulle accise.

Sul gas naturale gli interventi risolutivi europei – almeno al momento della stesura di queste righe – non si sono ancora concretizzati, anzi le troppe parole pronunciate all’indirizzo di Mosca senza essere seguite dai fatti hanno certamente concorso ad accrescere ulteriormente i prezzi.

Cosa fare dunque per superare il prossimo inverno con meno danni possibili?

Risparmiare in mancanza di interventi sovranazionali coordinati è la prima e la più efficace delle misure possibili sia per ridurre l’impatto economico sulle famiglie sia per avere preziosa energia a disposizione per le industrie e le attività commerciali.

Ed è proprio in quest’ottica che si colloca il piano di contenimento dei consumi di gas naturale elaborato dal Ministero della Transizione Ecologica che prevede una stretta sul riscaldamento e incoraggia una serie di comportamenti virtuosi per risparmiare energia. Le misure e le stime sui risparmi di gas sono state elaborate a partire dallo studio Enea: “Azioni Amministrative e Comportamentali per la riduzione del Fabbisogno Nazionale di Gas Metano”

Secondo i calcoli, nel secondo trimestre 2022 il prezzo della bolletta è aumentato, rispetto al quarto trimestre 2021, del 39% per l'elettricità e del 38% per il gas.

Applicando il piano con la riduzione dei giorni di riscaldamento invernale, delle ore di accensione e della temperatura una famiglia media italiana risparmierà oltre 178 euro l'anno.

Se poi si passa dalle misure imposte a quelle raccomandate come quelle comportamentali il risparmio si avvicina a 429 euro per famiglia. Di questi, 252 vengono risparmiati con la riduzione di durata e temperatura della doccia, 74 euro con l'utilizzo a pieno carico della lavastoviglie, dimezzando i lavaggi, e 52 euro con l'utilizzo a pieno carico della lavatrice, dimezzando i lavaggi. Il resto del risparmio si ottiene con altre misure comportamentali, come l'abbassamento del fuoco dopo l'ebollizione della pasta (12 euro l'anno). Altri 196 euro si possono risparmiare utilizzando le pompe di calore per il riscaldamento invernale.

In più, Enea ha stimato che ogni famiglia potrebbe risparmiare ulteriori 438 euro l'anno investendo in efficienza energetica.

Figura 1 - Condizioni economiche di fornitura per una famiglia servita in maggior tutela con 3 kW di potenza impegnata e 2.700 kWh di consumo annuo in c€/kWh
Figura 2 - Condizioni economiche di fornitura nel mercato tutelato per una famiglia con un consumo annuale di 1.400 m³, in c€/m³
Figura 3 – Prezzo di riferimento dell’energia elettrica borsa elettrica italiana (Pun), prezzo del gas all’hub virtuale italiano (Psv), prezzo del gas all’hub virtuale olandese (Ttf), prezzo permessi di emissioni di biossido di carbonio (CO2)
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