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Sorgenti e aspetti epidemiologici dell’inquinamento atmosferico in contesti urbani e industriali

di Maria Eleonora Soggiu, Pietro Comba e Gaetano Settimo, Istituto Superiore di Sanità; Marina Mastrantonio e Raffaella Uccelli, ENEA

DOI 10.12910/EAI2017-044

 

L’inquinamento atmosferico rappresenta il più rilevante fattore di rischio ambientale. Nell’articolo una analisi della situazione italiana, con le principali sorgenti di inquinamento, l’andamento della qualità dell’aria e le conoscenze esistenti sugli effetti sanitari correlati

Nel 2013 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato l’inquinamento atmosferico outdoor cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), oltre a stimare 3 milioni di morti ad esso attribuibili nel 2012, ha valutato che nel 2014 il 92% della popolazione mondiale viveva ancora in aree con concentrazioni inquinanti superiori a quelle raccomandate nelle Air Quality Guidelines dell’OMS.

Studi specifici condotti in Italia attribuiscono ai livelli di concentrazione di particolato sospeso (PM2,5), biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) misurati nel 2010, rispettivamente 21.500, 12.000 e 2.000 morti premature, sollevando, preoccupazione per le aree urbane, dove si concentra circa il 70% della popolazione. Importanti aree industriali, limitrofe alle aree urbane, aggravano ulteriormente l’esposizione della popolazione residente.

I risultati di numerosi studi sugli effetti sulla salute in seguito all’esposizione della popolazione ad inquinamento dell’aria, sollecitano la necessità di individuare con urgenza e mettere in atto efficaci azioni di riduzione del rischio, unitamente ad un riesame più generale della politica dell’Unione Europea in materia di controllo dell’inquinamento dell’aria. …

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