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Il ruolo dell’agricoltura e delle foreste nella politica climatica della UE

di Paola Cicchetti

Il 12 marzo scorso la Commissione europea ha adottato la proposta di Decisione relativa alle norme di contabilizzazione e ai piani di azione relativi alle emissioni e agli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti da attività connesse all’uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura (COM (2012) 93 final).

Nello stesso giorno la Commissione ha anche pubblicato la Comunicazione “Contabilizzare l’uso del suolo, i cambiamenti di uso del suolo e la silvicoltura negli impegni dell’Unione nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici” (COM (2012) 94 final).

Le foreste e i terreni agricoli coprono più di tre quarti del territorio della UE e contengono naturalmente ingenti quantitativi di carbonio sotto forma di sostanza organica, prevenendone la fuga nell'atmosfera e, di conseguenza, sono importanti per la politica climatica. Aumentare di soli 0,1 punti percentuali l’assorbimento di anidride carbonica atmosferica e sequestrare il carbonio nel suolo come sostanza organica, mediante, ad esempio, una migliore gestione forestale e dei pascoli oppure con migliori pratiche agricole, permetterebbe di eliminare l'equivalente delle emissioni annue nell’atmosfera di 100 milioni di automobili.

Tuttavia, fino ad oggi gli sforzi degli agricoltori e dei proprietari di foreste, e le loro buone prassi volte a trattenere il carbonio presente nelle foreste o ad aumentare quello contenuto nei suoli, non sono stati riconosciuti o lo sono stati solo parzialmente, e a livello volontario. L’Italia, per esempio, con il Protocollo di Kyoto, ha ottenuto il riconoscimento del ruolo delle foreste e della gestione forestale, ma ha rinunciato, per difficoltà di contabilizzazione, a farsi riconoscere i crediti di carbonio derivanti dalla gestione del suolo nel settore agricolo. Ora l’Unione Europea è determinata a stabilire una contabilizzazione comune nella propria politica energetica e climatica, fornendo nuove opportunità, ad esempio per ricompensare gli agricoltori per il loro contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici e nel contesto della politica agricola comune.

La proposta di decisione della Commissione Europea, che sarà ora presentata al Parlamento europeo e al Consiglio secondo le procedure legislative ordinarie, rappresenta per l’Italia una grande opportunità, non solo per promuovere lo sviluppo di pratiche agricole meno inquinanti e più efficienti, ma anche per incentivare un settore ad alta potenzialità di immagazzinamento di sostanza organica nel suolo come l’agricoltura biologica, settore in cui l’Italia è la prima in Europa con circa 48 mila imprese “agrobio” e quasi 1,2 milioni di ettari di coltivazioni biologiche, secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

 

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