Copertina della rivista

L’Earth Day che vogliamo

La madre Terra è un’espressione comune per chiamare il pianeta su cui viviamo, un’espressione che riflette il concetto di sostegno alla vita umana e di interdipendenza che esiste tra la vita umana e le altre specie viventi del nostro pianeta e con le risorse naturali che il nostro pianeta ci mette a disposizione.  L’Earth Day, istituito nel 1970 dall’UNESCO e diventata nel 2009 una ricorrenza ufficiale delle Nazioni Unite, ha assunto quest’anno un particolare significato. Il 2012 vede la cessazione del Protocollo di Kyoto e molte incertezze permangono sul futuro di un nuovo trattato internazionale sul clima.  L’anno 2012 segna il venticinquennale dalla pubblicazione del “Rapporto Bruntdland” (Our Common Future, WCED 1987) in cui fu coniato il termine “sviluppo sostenibile” e segna anche il ventennale dall’approvazione a Rio de Janeiro dei principi e sul programma di azioni sullo sviluppo sostenibile (Agenda 21). Ma se, da una parte, in questi venti anni è aumentata la consapevolezza di uno sviluppo non solo ambientalmente sostenibile, ma anche sostenibile dal punto di vista economico e sociale, dall’altra parte, tutti gli indicatori ambientali e sociali ci mostrano che i progressi effettivamente compiuti sono modesti: il degrado ambientale in molte parti del mondo è aumentato, così come è aumentata la differenza di benessere tra chi era ricco che è diventato più ricco e chi era povero che è diventato più povero. Se i progressi compiuti non appaiono sufficienti, sono ancora più insufficienti se si guardano le prospettive per il futuro. Nei prossimi venti anni ci sarà bisogno del 50% in più di cibo, 45% in più di energia, 30% in più di acqua, e milioni, molte decine di milioni, di nuovi posti di lavoro, di nuove opportunità per ridurre le crescenti differenze tra paesi ricchi e paesi poveri.

Le manifestazioni organizzate in tutto il mondo e in Italia per riflettere sulla magnificenza del nostro pianeta sono utili per comunicare al grande pubblico il legame indissolubile tra la vita umana e la nostra madre Terra, ma rimangono manifestazioni effimere se non si attuano iniziative che contribuiscono ad affrontare e risolvere le grandi sfide che attendono l’umanità nel prossimo futuro.  Molte istituzioni tecnico-scientifiche internazionali (tra cui l’UNEP, la NASA, la NOAA, l’American Chemical Society ecc.) hanno ricordato che la scienza e la ricerca scientifica e tecnologica, e le istituzioni di ricerca particolarmente dedicate ai problemi dello sviluppo sostenibile (come l’ENEA in Italia), lavorano ogni giorni su problemi che sono alla frontiera della complessa questione della sostenibilità dello sviluppo socio economico, come i problemi delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, dell’uso efficiente delle risorse naturali, dello sviluppo di nuove tecnologie, della sicurezza e della salute, dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti del clima, alla perdita di biodiversità e contro la deforestazione e la desertificazione. La scienza e la conoscenza sono lo strumento essenziale perché i decisori politici possano valutare le diverse iniziative e le strategie più idonee da attuare, ma anche per controllarle e gestirle una volta rese operative.

L’Earth Day non è solo un anniversario da celebrare ogni anno, ma è anche e soprattutto l’impegno per il rispetto della nostra madre Terra da rinnovare ogni anno, un impegno che deve guardare agli errori del passato, per trarne insegnamenti utili su iniziative efficaci e concrete che urge attuare verso il futuro che tutti noi vogliamo.

(Daniela Bertuzzi)

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