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L'intervista

Intervista con il Sottosegretario allo Sviluppo Economico: Claudio De Vincenti

A cura di Caterina Vinci

Nonostante i tanti impegni che questo Governo tecnico sta affrontando, molti dei quali delle vere e proprie emergenze, si stanno delineando obiettivi coerenti e idee piuttosto chiare sul futuro energetico del nostro Paese. La Strategia Energetica Nazionale, presentata alla fine dello scorso mese di aprile dal Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, evidenzia prospettive prossime in cui gas naturale e fonti rinnovabili costituiranno le energie di punta nel futuro panorama italiano, imperniato su crescita sostenibile e competitività delle imprese.

Abbiamo rivolto alcune specifiche domande sull’argomento al Prof. Claudio De Vincenti, Sottosegretario allo Sviluppo Economico.

Finora il problema energetico nazionale non ha mai avuto la priorità che si meriterebbe nell’agenda politica. Poiché l’ultimo Piano Energetico Nazionale risale ormai al 1987, il fatto che il Ministro Passera abbia tracciato un disegno complessivo di Piano Energetico Nazionale potrà, secondo lei, creare prospettive future più certe anche sullo sviluppo economico del Paese?

Lo racconto spesso, e mi fa piacere ripeterlo anche ai lettori della Rivista dell’ENEA. Appena arrivato al Ministero, sono stato messo sull’avviso. Non pronunciare mai l’espressione Piano Energetico Nazionale, porta male, non si riesce a farlo. Abbiamo aggirato l’ostacolo e scelto l’espressione Strategia Energetica Nazionale (SEN). Non si tratta però di un mero fatto linguistico o scaramantico. Nella parola “strategia” è, infatti, insito il concetto di visione d’insieme, di lungo termine e ampio respiro, tenendo conto del palcoscenico europeo e non solo. Peccato di presunzione, forse, per un governo tecnico a scadenza ravvicinata. Ma, commesso nella profonda convinzione che se non si guarda oltre il contingente, non si riuscirà – tanto per dirne una – a venir fuori da quell’emergenza che, solo pochi mesi fa, causa l’eccezionale ondata di gelo che si è abbattuta su mezzo mondo, ha rischiato di metterci in seria difficoltà. E ora veniamo alla SEN.

In un contesto internazionale, in cui il settore energia è in grande evoluzione, l’Italia punta a formulare una propria Strategia Energetica Nazionale che sia centrata su obiettivi chiari e coerenti con la necessità di crescita, anche economica, del Paese: energia più competitiva in termini di costi, maggiore sicurezza e indipendenza di approvvigionamento, mantenimento degli standard di qualità e di impatto ambientale. Partendo da un dato: nei prossimi vent’anni, la domanda di energia è prevista in continua crescita a livello mondiale. E con un corollario: tra le fonti di energia, il gas e le rinnovabili saranno i vincitori, mentre il petrolio sarà il perdente.  In questa cornice stiamo disponendo le tessere del nostro mosaico energetico e riteniamo che entro l’anno il lavoro possa concludersi. Se finora c’è stata, per così dire, la fase dell’analisi e dell’elaborazione, anche con il coinvolgimento dell’ENEA, al Ministero intendiamo dedicare i prossimi mesi al confronto con tutte le parti interessate: altri Ministeri, le Regioni, l’Autorità, Enti vari, le Associazioni di categoria, la Comunità scientifica.

Quali finalità ha la Strategia Energetica Nazionale?

Come ha recentemente osservato il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, “la definizione della strategia energetica è parte integrante e qualificante del governo Monti, ed è focalizzata principalmente a sviluppare il potenziale di crescita sostenibile e aumentare la competitività delle imprese e del Paese”. Il settore energetico, infatti, può avere un ruolo fondamentale nella crescita dell’economia italiana, sia come fattore abilitante (avere energia a basso costo e con elevato livello di servizio è una condizione fondamentale per lo sviluppo delle aziende e per le famiglie), sia come fattore di crescita in sé (pensiamo alla green economy o al potenziamento dell’energia primaria).

L’Italia, notoriamente, è un Paese da sempre dipendente, più della media delle altre nazioni europee, da fonti energetiche di importazione. Però, ha sviluppato alcuni importanti punti-forza: ha un buon posizionamento sul rating dell’efficienza energetica, con un’intensità energetica della crescita contenuta; ha un forte interscambio con Paesi di più aree di riferimento (Nord Africa, Russia, Europa); ha uno sviluppo delle regole di mercato abbastanza avanzato, soprattutto nel mercato elettrico, e una qualità del servizio decisamente positiva; la tabella di marcia verso gli obiettivi europei per il 2020 mostra sì fattori di criticità (richiedendo interventi di razionalizzazione della spesa pubblica), ma anche aspetti positivi per quanto riguarda il potenziale tecnico e industriale di settori rilevantissimi, quali l’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Tuttavia, dobbiamo fare meglio per quanto riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti (in particolare del gas, fonte da cui siamo particolarmente dipendenti) e, soprattutto, dobbiamo fare meglio per quanto riguarda i prezzi per i consumatori. Per noi è decisivo riuscire a ridurre la forbice dei prezzi italiani rispetto a quelli dei nostri partner europei e garantire condizioni competitive per i grandi consumatori industriali ma anche per i settori di media impresa ad alta intensità energetica (oggi i più esposti agli incrementi di prezzo), senza comunque perdere d’occhio l’interesse delle famiglie italiane.

Per raggiungere gli obiettivi fin qui indicati, e tenendo conto dei nostri naturali punti di forza, abbiamo indicato quattro priorità della SEN: efficienza energetica, sviluppo dell’hub del gas sud-europeo, sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, rilancio della produzione nazionale di idrocarburi. Il tutto, all’interno di una cornice che riguarda la governance istituzionale del settore. Le quattro priorità sono: l’efficienza energetica, lo sviluppo dell’hub del gas sud-europeo, lo sviluppo delle energie rinnovabili e il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi.

˜Ci può descrivere con più dettagli questi quattro obiettivi?

Certo, cominciamo con il primo: l’efficienza energetica che è la prima delle leve della strategia, perché consente di centrare praticamente tutti gli obiettivi di politica energetica nello stesso tempo. È lo strumento più economico per abbattere le emissioni. Può essere un elemento fondamentale per ridurre i nostri costi energetici e le importazioni di combustibili. Rappresenta un potenziale volano di crescita economica, con lo sviluppo di un settore ad alto potenziale nei mercati globali e su cui l’industria italiana parte da posizioni di forza (smart grid, elettrodomestici/domotica, illuminotecnica, caldaie, inverter, motori elettrici). Per perseguire questo obiettivo sarà necessario mettere a punto un programma nazionale ampio e articolato che comprenda normative sugli standard di apparecchiature e di edifici; controlli serrati sull’applicazione di tali normative ed eventuali sanzioni; sensibilizzazione dei consumatori attraverso campagne di informazione e comunicazione; estensione/rimodulazione degli incentivi.

Cosa si intende per sviluppo dell’hub del gas sud-europeo?

Oggi abbiamo una grande opportunità: l’Europa dovrà importare sempre più gas e diversificarne le fonti a causa di molteplici fattori concomitanti, quali l’aumento del consumo interno data la riduzione del nucleare e del carbone, la diminuzione della produzione europea (olandese/britannica), la necessità di modificare le importazioni dalla Russia. In questo scenario, noi possiamo appunto diventare il principale ponte per l’ingresso di gas dal Sud verso tutta l’Europa. Si potrebbe obiettare, come si è obiettato, che così faremo arrivare in Italia più gas di quanto ne serva. Vero, ma il punto è che solo creando una overcapacity di importazione avremo maggiore concorrenza e potremo disporre di una capacità di contro-flusso, in modo da far transitare gas verso il Nord Europa già dal 2014. Puntiamo cioè a favorire il collegamento con gli hub europei già operanti, dove i prezzi sono minori, perché legati a contratti di fornitura di breve periodo e a un maggior apporto di gas naturale liquefatto (GNL).

Un simile modello, oltre a metterci al riparo da future crisi del gas e farci diventare un Paese (ri)esportatore, ha l’ambizione di creare un mercato interno liquido e concorrenziale, con prezzi del gas auspicabilmente allineati (se non inferiori) a quelli degli altri Paesi europei. Inoltre, visto che il 55% della produzione elettrica proviene dal gas, questo modello dovrebbe comportare la riduzione dei costi e dei prezzi del mercato elettrico, consentendo tra l’altro al nostro parco centrali (tra i più efficienti d’Europa e in grande sovraccapacità) di esportare energia elettrica, o almeno di importarne meno. Per realizzare tutto ciò servono, però, sia infrastrutture che regole e riconfigurazione del mercato.

Sul fronte infrastrutture, occorrono: rigassificatori di GNL (uno quasi ultimato a Livorno, uno in fase di avvio lavori a Porto Empedocle e due appena autorizzati a Falconara e Gioia Tauro); gasdotti di importazione (stiamo promuovendo la realizzazione del Corridoio Sud dal Caspio, portando a termine l’autorizzazione del progetto di gasdotto Galsi, che consentirà di aumentare l’apporto di gas algerino e di metanizzare la Sardegna); stoccaggi (tre quelli in fase di costruzione e due che dovremmo autorizzare entro pochi mesi).

Sul fronte regole e struttura del mercato abbiamo già messo in moto alcuni meccanismi: innanzitutto la separazione proprietaria di Snam, con l’ottica di avere un gestore di rete che possa più agilmente sviluppare le necessarie infrastrutture di cui si parlava prima e operare in coordinamento con gli altri gestori europei di rete, in modo da contribuire al funzionamento di un mercato del gas europeo concorrenziale; in secondo luogo, l’introduzione di regole di mercato che favoriscano maggiormente la concorrenza, tant’è che a breve sarà presentato il regolamento per una “borsa del gas”.

Inoltre, nei prossimi mesi sarà data attuazione alla normativa sui nuovi servizi di rigassificazione e stoccaggio integrati, senza dimenticare che stiamo anche lavorando, a livello europeo, sulle regole di transito e di risoluzione delle congestioni nei gasdotti trans-frontalieri.

˜Quale spazio viene riservato alle energie rinnovabili?

Nella strategia energetica nazionale non parliamo genericamente di energie rinnovabili, ma di sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, in termini di ottimizzazione integrata di vantaggi ambientali e vantaggi economici e sociali. Mi spiego meglio.  Le rinnovabili sono un pilastro del pacchetto clima-energia europeo (il cosiddetto 20-20-20). L’Italia, che ha pienamente aderito allo spirito della direttiva europea, intende confermare gli obiettivi e, se possibile, superarli. In particolare, nel settore dell’energia elettrica, dove – con otto anni di anticipo – abbiamo già praticamente raggiunto gli obiettivi del 2020. E però, l’approccio finora seguito non è stato ottimale, soprattutto in termini di costi per il Paese. Abbiamo, infatti, privilegiato il settore elettrico, a scapito di quello termico e dell’efficienza energetica, modalità economicamente più vantaggiose per centrare l’obiettivo. Ma, soprattutto, abbiamo definito incentivi molto generosi – in particolare per il solare – e non abbiamo previsto adeguati meccanismi di contenimento dei volumi. Il risultato è stato una vera e propria esplosione degli impianti a costi molto elevati: nove miliardi di euro l’anno di incentivi da pagare in bolletta da parte di famiglie e imprese. E poiché gli incentivi hanno una vita di 15-20 anni, il totale fa 150/200 miliardi. In più, il ritorno economico di tali investimenti spesso non è stato ottimale, per via della forte spinta verso tecnologie dove l’Italia non ha, e faticherebbe ad avere, una leadership industriale (per esempio, nel solare, campo in cui il 50% degli investimenti è impegnato in apparecchiature importate).

Con gli schemi dei decreti ministeriali varati di recente, e attualmente in discussione in Conferenza Unificata, intendiamo ridefinire il tipo di sviluppo in questo settore, con un approccio alla crescita più virtuoso, basato sull’efficienza dei costi (dobbiamo mirare a una piena concorrenza con le fonti fossili) e sulla massimizzazione del ritorno economico e ambientale per il Paese. L’intervento prevede la disponibilità di ulteriori tre miliardi l’anno a regime a sostegno del settore, passando cioè dagli attuali nove miliardi a circa dodici, ma con un progressivo avvicinamento degli incentivi unitari al resto dei Paesi europei (pur rimanendo al di sopra) e con un ribilanciamento del mix a favore delle fonti rinnovabili più virtuose in termini di ritorno economico, di innovazione tecnologica, di impatto ambientale e di integrazione nel sistema elettrico complessivo. Ci proponiamo per questa via di sviluppare un settore, quello della “green economy”, che ha importanti ricadute sull’economia nazionale.

˜Il quarto obiettivo riguarda il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, perché il governo intende puntare sugli idrocarburi?

Sul breve e medio periodo, le fonti rinnovabili non saranno in grado di sostituire quelle fossili e, tra le fonti fossili, quella più pulita è il gas naturale.  Il gas avrà, quindi, un ruolo fondamentale nello sviluppo economico mondiale, come mostrano, tra l’altro, gli scenari di autorevoli Istituzioni internazionali come l’IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia dell’OECD. Ebbene, l’Italia ha ingenti riserve di gas e di petrolio. Una parte importante di queste riserve può essere attivata in tempi relativamente rapidi, consentendo di soddisfare potenzialmente quasi il 20% dei consumi (ora è il 10%), attivare 15 miliardi di euro d’investimenti e 25.000 nuovi posti di lavoro stabili, ridurre la nostra bolletta energetica d’importazione di oltre 6 miliardi l’anno (aumentando così il PIL di quasi mezzo punto percentuale), ricavare 2,5 miliardi di euro di entrate fiscali, sia nazionali che locali. Per fare tutto questo dobbiamo però adeguare agli standard internazionali la nostra normativa di autorizzazione e concessione che oggi richiede passaggi autorizzativi lunghissimi ed è per molti aspetti molto più restrittiva di quanto previsto dalle normative europee. Insomma, un caso British Gas, che pure è stato del tutto particolare, non si deve più ripetere.  Mi riferisco al caso del rigassificatore di Brindisi oggetto di lunghe controversie, anche legali.

˜Ci può spiegare meglio?

Perché l’Italia possa autorevolmente partecipare alla costruzione della politica energetica a livello europeo, che è e sempre più sarà la dimensione dominante, occorrono scelte chiare a livello nazionale e una linea di indirizzo strategico coerente e unitaria. Per gli effetti che generano sul territorio, le scelte di politica energetica del Paese possono essere concretamente attuate solo se assunte attraverso una collaborazione convinta con gli enti di governo territoriale, senza per questo compromettere le linee di indirizzo unitarie che attengono all’esclusiva responsabilità del governo nazionale. Sarà certo fondamentale avere una stretta collaborazione con Regioni ed Enti locali, dato che, spesso, l’espressione dei pareri ha tempi d’attesa lunghi. E una maggiore snellezza delle procedure potrà arrivare dall’attuazione delle norme emanate in recepimento del cosiddetto “terzo pacchetto” sul mercato interno del gas e dell’energia elettrica, in base alle quali le infrastrutture coerenti con la Strategia Energetica Nazionale godranno di una sorta di “corsia preferenziale”, in raccordo con le amministrazioni decentrate, per il loro iter autorizzativo. Comunque – ribadisco – è giusto discutere e confrontarsi, ma le decisioni devono essere assunte in tempi ragionevoli e poi devono essere portate avanti da tutta la filiera istituzionale, chiamata a facilitare, e non ostacolare, le soluzioni più adeguate dal punto di vista tecnologico, ambientale e di impatto occupazionale.

˜Per attuare la Strategia Energetica Nazionale che ruolo avrà l’ENEA?

Da quanto fin qui detto, si evince che la Strategia Energetica Nazionale deve conciliare obiettivi difficili e guardare – soprattutto nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza – a quelle nuove tecnologie che possono contribuire a raggiungerli. Per esempio, in materia di riduzione della CO2, l’Italia – e ogni Paese industrializzato – ha una grande possibilità di mettere a punto tecnologie per l’utilizzazione interna, ma anche per operazioni di trasferimento tecnologico in Paesi oggi non vincolati a obiettivi di riduzione eppure responsabili di una gran parte delle nuove emissioni di gas ad effetto serra.

È per questo che le attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica sono fondamentali per una politica di crescita sostenibile, in quanto possono conciliare costi, sicurezza e qualità del servizio. Un rafforzamento dell’impegno sulle tecnologie coinvolge tutto il mondo scientifico ma in primo luogo gli enti di ricerca governativi, come CNR ed ENEA.

L’ENEA, in particolare, è un soggetto importante che, il governo ne è consapevole, da troppo tempo ormai vive una situazione certamente non fisiologica legata a un commissariamento che si prolunga da tre anni e all’esigenza di un riposizionamento su una missione più definita, e più focalizzata sulle priorità dello scenario energetico nazionale. Nell’ambito della SEN, il ruolo della ricerca pubblica è centrale e dunque abbiamo bisogno di soggetti forti, ben orientati su progetti e obiettivi specifici, ben collocati nel quadro delle relazioni europee ed internazionali.

Poiché ENEA ha tutte queste caratteristiche, mi sento di assicurare che c’è l’impegno del governo Monti a trovare un assetto definitivo che, grazie a indirizzi chiari, ne consenta un rilancio effettivo.

Elementi chiave della nuova Strategia Energetica Nazionale

Il contesto internazionale del settore energia è in grande evoluzione, con domanda in continua crescita, in particolare nei paesi in via di sviluppo, e due sono le fonti previste come vincitrici: il gas naturale e le fonti rinnovabili; perdente è, invece, il petrolio, fonti neutrali sono carbone e nucleare.

Il punto di partenza per l’Italia è composto di luci e ombre: tra i punti di forza vantiamo qualità del servizio, impatto ambientale e una regolazione tra le più avanzate; dobbiamo però migliorare in termini di sicurezza di approvvigionamenti e soprattutto in termini di costi e prezzi. Il contributo allo sviluppo economico del settore energetico non è ottimale rispetto al suo potenziale: è “drogato” da incentivi elevati nel settore delle rinnovabili, mentre è sottodimensionato nel settore dell’estrazione degli idrocarburi o in altri settori come l’efficienza energetica.

Obiettivi

Gli obiettivi devono essere coerenti con la necessità di crescita del Paese e con il mantenimento degli standard di impatto ambientale:

  • energia più competitiva, in termini di costi, a vantaggio di famiglie e imprese;
  • maggiore sicurezza ed indipendenza di approvvigionamento;
  • crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.

La nuova Strategia Energetica Nazionale è incentrata su tre obiettivi principali:

  1. Mantenere gli alti standard raggiunti per la qualità del servizio - elemento chiave delle politiche europee definite dal Pacchetto Clima Energia 20-20-20 e dalla Energy Roadmap 2050;
  2. Continuare a migliorare la nostra sicurezza e indipendenza di approvvigionamento;
  3. Ridurre significativamente il gap di costo ai consumatori e favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.

Priorità

Per seguire questi obiettivi e tenendo conto dei nostri naturali punti di forza, si vogliono concentrare gli sforzi su cinque priorità:

  1. Efficienza Energetica
  2. Sviluppo dell’Hub del Gas sud-europeo
  3. Sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili
  4. Rilancio della produzione nazionale di idrocarburi
  5. Modernizzazione del sistema di governance

Energie rinnovabili

  • le energie rinnovabili elettriche sono un pilastro fondamentale della strategia energetica italiana. Il Governo intende superare gli obiettivi europei 20-20-20;
  • l’approccio finora seguito non è stato ottimale, soprattutto in termini di costi per il Paese;
  • occorre continuare a sviluppare le energie rinnovabili con un approccio alla crescita più virtuoso, basato sull’efficienza dei costi e sulla massimizzazione del ritorno economico e ambientale per il Paese.



alla Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato

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