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Dai Giornali

Ancora in primo piano i temi economici. Nel corso dell’autunno si è assistito alla crisi del governo Berlusconi e alla sua sostituzione con il governo Monti  che ha dovuto far fronte agli impegni presi con la UE. Le misure annunciate nei primi giorni di dicembre avranno forti ricadute sui temi dell’energia, dell’ambiente e dell’innovazione, fondamentali per rilanciare l’economia.

Rinnovabili

Il 2011 sarà ricordato come l’anno dell’incidente di Fukushima e delle rivolte arabe in Nord Africa, due eventi che hanno avuto vaste ripercussioni in campo energetico quali la decisione tedesca e di altri paesi europei di fuoriuscire dal nucleare e l’impennata dei costi del barile. Le fonti rinnovabili ne hanno senz’altro beneficiato, almeno a giudicare dallo spazio dato ai temi della green economy. Su iniziativa dell’ex ministro dell’Ambiente Ronchi, nasce il manifesto della green economy che intende fare della sostenibilità uno strumento di business, ricerca ed innovazione. Numerosi appelli vengono rivolti al nuovo Governo affinché intervenga in alcuni settori considerati decisivi per rilanciare  l’economia e trainare il boom in corso delle rinnovabili.: l’Italia è infatti uno dei paesi europei con il più alto tasso di occupazione nel settore dei “green jobs”. Permangono le polemiche tra chi giudica “eccessivi” gli incentivi che sostengono le rinnovabili e chi, al contrario, li considera un investimento e non un costo e vede minacciata la crescita di uno dei pochi settori in salute in Italia; tra costoro si inseriscono anche coloro che auspicano incentivi per l’efficienza energetica. Le associazioni imprenditoriali del settore sono intervenute per chiedere l’estensione delle agevolazioni. Dopo lunga incertezza è stato confermato il bonus fiscale del 55%. In conclusione si può dire che il cambio di governo ha creato un po’ di scompiglio in un settore che attendeva di veder completato il quadro normativo riguardante il sistema energetico italiano.

Nucleare

Dopo Italia, Germania e Svizzera, anche il Belgio, a fine ottobre, decide la fuoriuscita graduale dall’energia nucleare, da attuare entro il 2025, con la clausola che entro tale periodo siano individuate fonti alternative ed economiche. Si ritorna a parlare di Fukushima, dove i tecnici della Tepco (società di gestione dell’impianto) hanno individuato la presenza di un gas associato con la fissione. L’anomalia rimette la centrale sotto i riflettori sebbene molti esperti, anche dell’ENEA, hanno parlato di un fenomeno “parziale” che non comporta la riaccensione del reattore. Intanto, appare chiaro che ci vorranno circa 30 anni per la completa dismissione dell’impianto e per bonificare l’area. Greenpeace lancia l’allarme sugli stress test per i reattori nucleari in funzione in Europa, che sarebbero lacunosi e non uniformi tra i vari paesi europei. Riflettori puntati anche sul rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica che denuncia i tentativi dell’Iran di utilizzare uranio arricchito con l’obiettivo di dotarsi di testate nucleari.

Ricerca

“Dalla crisi si esce solo puntando sulla ricerca”: il capo dello Stato Giorgio Napolitano è solo l’ultimo in ordine di tempo a sottolineare che i “tagli” alla crescita della spesa pubblica non sono più sufficienti per rimettere in corsa l’Italia. Insieme a lui molte altre personalità del mondo scientifico e non ribadiscono che ricerca ed innovazione sono una condizione essenziale per lo sviluppo. Alcuni quotidiani si domandano, in questi mesi di cambiamento, che fine farà la riforma dell’ex ministro Gelmini, il cui ultimo atto di governo è stata la controversa nomina di Gennaro Ferrara nel CdA del CNR. Il neoministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, salutato positivamente dal mondo scientifico, promette di ridisegnare la relazione tra ricerca, formazione e sistema delle imprese permettendo così di presidiare settori ad alta tecnologia ed elevato valore aggiunto.

Ambiente

Le alluvioni lampo che hanno sconvolto le Cinque Terre, la Sicilia e la Toscana hanno riportato l’attenzione sul rischio idrogeologico italiano ed hanno riacceso il dibattito sui rischi di una politica di gestione territoriale non sempre ortodossa. Il neoministro dell’Ambiente Corrado Clini ha promesso di avviare un piano nazionale integrato per la difesa del suolo. Per il resto l’ “evento” Durban ha dominato le pagine dei giornali, anche se le “interpretazioni” relative ai risultati ottenuti non sempre appaiono univoche: c’è chi parla di “parziale successo “e chi invece di “fallimento”.

(Laura Di Pietro)

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