Copertina della rivista
Nicola Zingaretti

Per i beni culturali è fondamentale investire su innovazione&imprese

Intervista a Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio
A cura di Laura Moretti

Tutela, conservazione, valorizzazione del patrimonio culturale occupano uno spazio importante nell’agenda della Regione Lazio che, secondo il Rapporto “IO SONO CULTURA 2021” di Symbola e Unioncamere è la prima in Italia, insieme alla Lombardia, per ricchezza prodotta con la cultura. Tutto ciò grazie anche all’opera del Distretto Tecnologico per i beni e le attività Culturali (DTC), nato nel 2017 per mettere insieme ricerca e industria e sviluppare tecnologie innovative di recupero e fruizione dei beni culturali. Partendo da queste premesse abbiamo chiesto al Presidente Zingaretti quali sono stati i successi, ma anche le criticità di questi anni, le prossime sfide e gli investimenti per il patrimonio culturale dal suo insediamento nel 2013 ad oggi. 

Complessivamente possiamo stimare investimenti per la riqualificazione di tutti luoghi e strutture culturali del Lazio per più di 65 milioni di euro, in grandissima parte di risorse ordinarie del bilancio. Un impegno finanziario e amministrativo eccezionale, con il quale abbiamo avviato i lavori strutturali per innovare e migliorare la fruibilità di musei, biblioteche, archivi e istituti culturali, complessi monumentali, aree archeologiche, dimore e giardini storici. Va segnalato anche il grande lavoro svolto per la valorizzazione del patrimonio dei centri urbani storici delle realtà più fragili e marginali rappresentate dai piccoli comuni del Lazio. La scelta di operare investimenti strutturali importanti in questo settore ha assunto una particolare rilevanza in questo ultimo biennio caratterizzato dalla crisi sanitaria ed economica. Abbiamo immesso ossigeno nel tessuto produttivo rappresentato dalle molteplici tipologie di aziende e di liberi professionisti coinvolti: ad esempio imprese edili o informatiche, così come ingegneri, architetti etc. Va inoltre considerato che progetti con finalità di riqualificazione delle strutture culturali hanno anche importanti ricadute sotto il profilo della crescita e innovazione sociale e culturale delle comunità locali.

Può farci qualche esempio?

In particolare vorrei citare due progetti messi in campo. Il primo, in parte finanziato dalla Regione attraverso i fondi messi a disposizione dalla Legge per la promozione del libro e della lettura, è “MeMo - Memory of Montecassino”: un sistema informativo digitale integrato ispirato ai più avanzati modelli internazionali attraverso cui è stato preservato e reso fruibile digitalmente l’immenso patrimonio di manoscritti, documenti, incunaboli medievali conservati nell’Abbazia. Il secondo è “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale”, progetto realizzato dalla Regione con la collaborazione del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza Università di Roma: una mappatura digitale completa dei beni e dei siti archeologici riferibili al periodo tra il IX secolo a.C. e il VI secolo d.C. nel territorio laziale a sud del Tevere che è divenuta una piattaforma digitale in cui la memoria del Lazio e i suoi resti materiali sono stati ordinati nello spazio e nel tempo e riuniti in un’unica presentazione della storia urbana e rurale della nostra Regione.

Nel Lazio come in tutte le altre Regioni italiane, il tessuto imprenditoriale e delle professioni che gravitano attorno al settore cultura è fatto di realtà molto piccole, qualche volta anche poco tecnologiche. Che risposte avete avuto da queste micro-realtà rispetto alle opportunità e agli incentivi resi disponibili?

Investire sulle nuove tecnologie, sulla creatività e l’intraprendenza del nostro tessuto imprenditoriale è fondamentale per dare nuovo slancio all’economia che gravita intorno al settore della cultura. Puntare sul rinnovamento tecnologico di queste realtà vuol dire scommettere con ancora più convinzione sulla bellezza e sulle eccellenze del Lazio. Per questo motivo, assieme al MIUR, la Regione Lazio ha costituito il Distretto Tecnologico del Beni e delle Attività Culturali del Lazio. Stiamo investendo oltre 60 milioni di euro per mettere in rete università, centri di ricerca, industrie culturali e creative, imprese innovative e digitali, comuni e altri enti pubblici e privati titolari di musei, complessi monumentali, parchi archeologici, biblioteche, archivi e altri beni culturali. Il DTC è divenuto in questi anni una delle più grandi Infrastrutture europee dedicate alla valorizzazione dei beni culturali, e si integra con le altre attività avviate in questi anni. Penso al progetto “Impresa fa Cultura” con cui abbiamo dato sostegno a 48 progetti innovativi proposti da 65 tra micro, piccole e medie imprese per la valorizzazione dei Luoghi della Cultura attraverso le nuove tecnologie, o alla Digitalizzazione dello Spettacolo e delle altre Attività Culturali dal Vivo. Il connubio tra patrimonio artistico e tecnologie è una delle grandi opportunità per creare nel Lazio e in Italia lavoro di qualità e sviluppo.

Si parla spesso della necessità di dar vita ad un’alleanza pubblico-privata per il patrimonio culturale. Lei che idea si è fatto in merito?

Vorrei rispondere con due esempi molto concreti, altrimenti si rimane sempre su terreno dei grandi principi e su discussioni astratte. L’alleanza tra pubblico e privato è invece una strada da percorrere nella pratica, perché porta ad aumentare l’offerta culturale, a valorizzare i nostri beni, in alcuni casi addirittura a salvarli. Il primo esempio è quello che riguarda le dimore e dei giardini storici: nel Lazio abbiamo approvato nel 2016 una legge regionale che prevede attività e contributi per la valorizzazione dei beni accreditati. Beni che spesso i privati non riuscivano a mantenere, e che con l’aiuto della Regione sono stati valorizzati e aperti al pubblico. La Rete delle Dimore storiche del Lazio oggi comprende oltre 170 luoghi. I soggetti proprietari dei luoghi accreditati possono richiedere annualmente un contributo per la valorizzazione del loro immobile. Proprio in questi giorni è uscito il nuovo bando che rifinanzia lavori di ristrutturazione, ma anche per la progettazione o l’acquisto di attrezzature, allestimenti e arredi.

E il secondo esempio?

E’ la Campagna istituzionale Art Bonus, ormai lanciata sei anni fa con lo scopo di valorizzare e promuovere il Patrimonio storico-artistico, individuando alcuni beni prioritari che potessero essere preservati dal degrado e restituiti a nuova vita, attraverso interventi di riqualificazione e animazione attraverso un ampio palinsesto di attività espositive e iniziative culturali. Attraverso la Campagna Art Bonus, siamo riusciti a dare una nuova prospettiva al Castello di Santa Severa, all'edificio ex GIL, ora WeGIL, un hub di creatività giovanile nel cuore di Trastevere. Abbiamo recentemente incluso nel programma di valorizzazione un sito di eccezionale importanza storica, artistica e civile, ossia la Torre Medievale del borgo di Palidoro, situata in un contesto di grande valenza naturalistica del litorale laziale e sede suggestiva del memoriale di Salvo d'Acquisto.

Ecco, questi due esempi mostrano una strada da seguire, perché produce ricchezza, occasioni sociali e sviluppo per l’intera comunità.

ENEA sta portando avanti diversi progetti finanziati dalla Regione, dieci dei quali sostenuti dal DTC, per interventi che vanno dal biorestauro alle tecnologie avanzate per la ricerca archeologica in acque interne e marine, dalle tecniche di isolamento sismico per le opere d’arte alla mappatura di siti e aree specifiche con sistemi robotici. Che importanza hanno ricerca scientifica e innovazione tecnologica nella tutela, conservazione e fruizione dei beni culturali?

Negli ultimi anni la Regione Lazio ha fatto passi da gigante nella cooperazione tra sistema della ricerca e sistema museale. Questi due ambiti sono diventati inscindibili per il benessere delle comunità, la nostra è una terra d’arte ed è ormai diventata anche centro di innovazione scientifica e di produzione di cultura ad altissimo livello, e questo lo dobbiamo proprio alla capacità di progettare in modo integrato. Oltre ai 10 progetti dell’ENEA, abbiamo recentemente raddoppiato i fondi stanziati per cofinanziare altri 22 progetti che coinvolgono 100 soggetti tra cui 57 dipartimenti universitari e istituti non solo dell’ENEA, ma anche del CNR e dell’INFN, 33 imprese e 10 Titolari di Luoghi della Cultura. I 22 Progetti si aggiungono ai 13 già approvati con uno stanziamento complessivo doppio rispetto al previsto, di circa 5,5 milioni di euro. Questi non sono solo numeri, si tratta di una vera e propria iniezione di vitalità per il tessuto sociale ed economico della regione, all’interno dei progetti saranno banditi almeno 50 assegni e borse di ricerca per i giovani ricercatori del Lazio e questo vuol dire dare possibilità in più ai tanti giovani che vogliono applicarsi nella ricerca.

Perché è importante stanziare questi fondi?

Perché sia i grandi musei statali che i musei regionali, comunali e universitari del Lazio hanno bisogno di co-progettazione con gli Istituti di ricerca per sviluppare la loro attività di tutela, valorizzazione e fruizione. I comuni stessi stanno mettendo insieme reti territoriali di musei legati al patrimonio e si stanno creando reti strategiche utili per la collaborazione con il mondo della ricerca. Allo stesso tempo, anche i grandi musei e le sovrintendenze possono fruire delle innovazioni prodotte dal sistema della ricerca come dimostra l’adesione al bando ricerca e sviluppo di tecnologie per il patrimonio a cui hanno partecipato tutti i più importanti musei del Lazio a partire dal Colosseo e tutte le sovrintendenze.

Lei ha dichiarato che non esiste nel mondo un’area geografica come il Lazio, nella quale la forza della scienza convive con la ricchezza del patrimonio culturale, storico, artistico e ambientale.

Il Lazio è un territorio incredibile, estremamente vivace e ricco di menti brillanti. Questo patrimonio va assolutamente incentivato e preservato. Al bando per la valorizzazione dei siti culturali del Lazio hanno partecipato oltre 600 luoghi della cultura e sono stati approvati più di 50 progetti che raggruppano 217 tra musei e siti archeologici. La qualità delle progettualità è stata veramente alta, per questo contiamo di chiudere la seconda fase con l’erogazione di quasi 50 milioni di euro entro il 2022. I vantaggi di questa azione di governo sono molti.

Oggi digitalizzare il patrimonio culturale significa sicuramente migliorarne la fruizione dando anche la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato. Quali altri vantaggi e quali criticità ritiene possano esserci per la divulga­zione grazie all’applicazione delle ICT?

Per quanto riguarda le ICT, oltre agli strumenti che migliorano la fruizione, come realtà virtuale, realtà immersiva, ologrammi interattivi, ci sono altre attività legate che possono contribuire a rendere ancora più poliedrico il sistema culturale del Lazio, ad esempio l’ecodigitalizzazione dei beni e del patrimonio culturale, la digitalizzazione e l’archiviazione dei beni culturali, l’utilizzo di software di modellazione architettonica e di prodotto, algoritmi di analisi e classificazione, le reti neurali per rischio sismico, o i test di procedure automatizzate per la modellazione 3D. Tutte cose che solo 10 anni fa sembravano un miraggio. Gli svantaggi sono difficili da trovare: chi diceva che i musei virtuali scoraggiavano i visitatori “in presenza” è stato smentito dai fatti e si è dimostrato che le due versioni museali possono coesistere senza danneggiarsi a vicenda, al contrario sono una ricchezza.

Un’ultima domanda. Il PNRR prevede 4,275 miliardi di investimenti per la cultura, più i 1,460 miliardi del Piano Strategico Grandi attrattori culturali per finanziare 14 interventi di tutela, valorizzazione e promozione culturale. Ritiene che siano sufficienti per fare del nostro capitale culturale una leva di sviluppo e ripartenza economica del Paese?

Il PNRR è uno strumento importantissimo per lo sviluppo del sistema Paese e il Lazio rappresenta un tassello fondamentale: nella nostra Regione ha sede la Capitale di Italia con i suoi innumerevoli beni, ma la ricchezza del territorio è variegata e fatta di molte sfaccettature che abbracciano cultura, ambiente, cibo e tanto altro ancora. Gli ambiti di intervento sono di natura economica e sociale e, in particolare dopo due anni di pandemia, i settori in cui immettere risorse sono molti. Oltre alla cultura, si va dalla sanità, alle imprese, dal sociale al commercio, per questo la progettazione degli interventi da realizzare con il Piano di ripresa e resilienza è così articolata. I fondi destinati agli interventi in ambito culturale sono fondamentali e costituiscono l’avvio di un progetto strategico sulla valorizzazione culturale che prende spunti anche dall’esigenza di trasformare le best practices regionali in piani infrastrutturali nazionali che rendano l’Italia un paese di punta non solo per le tecnologie, ma anche per l’attrattività verso i turisti culturali con sistemi di prenotazione e fruizione all’avanguardia. La strada la stiamo tracciando e la progettazione messa in campo lo dimostra.

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