
In agricoltura va sostenuta la crescita delle fonti rinnovabili
Intervista a Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura
“Costi ed energia sono due riferimenti prioritari per ogni impresa agricola. A questi temi oggi si aggiungono i dazi degli Stati Uniti, sui quali il dialogo è ancora aperto. La nostra speranza è che Europa e Usa raggiungano un’intesa, così da evitare di attingere dal Pnrr o da altre risorse Ue per sostenere i comparti più esposti agli effetti di nuove tariffe. Una strada che sarebbe obbligata nel caso in cui si confermasse una guerra commerciale a tutti gli effetti”. In questa intervista il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti fa il punto sulle tematiche dell’energia in agricoltura, sulle priorità e le sfide più stringenti. Nato a Roma nel 1974 è stato eletto presidente nazionale dell’Associazione nel 2017 e riconfermato nel maggio 2024. Nelle sue aziende agricole produce e utilizza energia da fonti rinnovabili.
Presidente Giansanti, quali sono le principali sfide che gli agricoltori italiani affrontano oggi in relazione ai costi e alla disponibilità di energia?
Riguardo al costo dell’energia, assistiamo a un’altalena, ma mediamente il costo italiano in bolletta resta ancora il più alto d’Europa. È un fattore che può portare a un fenomeno inflattivo che graverebbe sia sulla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali, sia sull'economia interna. Tra gli interventi che auspichiamo c’è il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, così come è stato fatto in Spagna. Inoltre, bisogna sostenere la crescita della produzione energetica da fonti rinnovabili, con risorse per le imprese che vogliono investire, e con il rafforzamento delle reti distributive nazionali spesso sovraccaricate e non capaci di soddisfare tutte le domande di allaccio.
Nel febbraio scorso Confagricoltura ha pubblicato il Primo Rapporto dell’Osservatorio sulle Agroenergie, elaborato con il sostegno dell’Enel partendo dai dati raccolti da un gruppo di lavoro che ha analizzato database pubblici, report di mercato, oltre a un campione di 400 aziende agricole di medie-grandi dimensioni. Che fotografia emerge nell’ambito delle agroenergie, e quali sono le prospettive di sviluppo da qui al 2030?
La fotografia che emerge dal Rapporto è di un settore primario che ha colto appieno l’occasione offerta dalle agroenergie e che vuole proseguire su questa strada. Negli ultimi tredici anni il valore della produzione agricola legata alle rinnovabili, come attività connesse, è passato da 232 milioni a quasi 2.6 miliardi di euro (dati CREA). Il 2024 si è chiuso con 48mila impianti attivi e una capacità installata di circa 5 gigawatt.
Si tratta di un trend in costante crescita a cui bisogna continuare a dare ossigeno. Lo dimostrano i risultati della misura del Pnrr sul Parco Agrisolare che, come conferma l’analisi dell’Osservatorio, porterà all’installazione di circa 1,6 GW al 2026, con ben 22mila imprese coinvolte. Una crescita enorme se si pensa che inizialmente le previsioni parlavano di soli 0,4 GW.
Come si potrebbe incentivare l'efficienza energetica nelle aziende agricole senza compromettere la competitività del settore?
Il settore primario guarda alle rinnovabili anche nella prospettiva di un’autonomia energetica. I dati ci dicono che nel 2030 che aumenterà in tutti settori l'energia rinnovabile; quella prodotta in agricoltura raggiungerà il 10% del totale nazionale. La chiave è l’autoconsumo che oggi, riguardo al fotovoltaico, si attesta al 17% con una possibilità di crescita fino al 30%.
Noi di Confagricoltura lo diciamo da tempo e siamo riusciti a far valere questo principio, oggi presente in alcune misure del Pnrr.
Altra strada da perseguire è quella delle comunità energetiche rinnovabili. Di recente abbiamo presentato ConfagriCER, una delle prime esperienze italiane con una impostazione a carattere nazionale. Stiamo procedendo con un progetto pilota, sviluppato con Confagricoltura Mantova, con il supporto di Edison, per la realizzazione di impianti fotovoltaici nelle aziende agricole locali che permetteranno un consumo diffuso dell’energia prodotta.
Ci sono poi esempi che possiamo citare, come quello all'interno del territorio Unesco del Prosecco: la CER “Borgoluce” che, grazie al supporto di Enel, consente a un luogo unico come quello delle colline di Conegliano e Valdobbiadene di fare un ulteriore passo nel percorso di transizione energetica. La Comunità Energetica, che accoglie al suo interno l’impianto realizzato nell’azienda Borgoluce, punta sulle energie pulite per condividere con i membri aderenti il beneficio economico legato all’energia autoconsumata virtualmente all’interno della CER, grazie agli incentivi statali messi a disposizione dal GSE.
Efficienza energetica vuol dire anche gestione razionale delle risorse naturali, attraverso le soluzioni tecnologiche offerte dall’agricoltura di precisione. E anche su questo fronte, il settore ha dimostrato di volere investire. Ma le imprese devono essere sostenute in questo percorso: per la prima volta, nel 2024 sono diminuiti gli investimenti in macchine e tecnologie 4.0, ed è un segnale da non sottovalutare.
Quali politiche nazionali ed europee potrebbero maggiormente supportare una transizione energetica sostenibile per il settore agricolo?
Gli aspetti su cui concentrarsi sono molti. Ne cito due: semplificazione burocratica delle procedure di accesso ai finanziamenti e delle agevolazioni fiscali. Molto importanti sono le recenti indicazioni arrivate dall’Agenzia delle Entrate sul sistema di tassazione degli impianti a biogas. L’indirizzo interpretativo conferma quanto la Confederazione aveva indicato dal 2014: evitare di discriminare, con diversi sistemi di tassazione, i produttori di agroenergie da impianti fotovoltaici o da fonti di origine agroforestali. La transizione si incentiva facilitando la vita alle imprese che vogliono efficientare e razionalizzare i loro processi. In tal senso, credo che sia importante proseguire lungo la strada tracciata dall’applicazione del Piano Industria 4.0 al nostro settore primario. Nel recente passato si è dimostrato un modello che ha dato il via a importanti investimenti in modelli tecnologici e digitali. Le ultime modifiche introdotte al Piano transizione 5.0, che ha l'obiettivo di sostenere la transizione dei processi di produzione verso un modello efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle energie rinnovabili, fanno ben sperare che possa essere applicato anche alle macchine agricole.
Non dimentichiamo neanche la ricerca scientifica, che ormai ha raggiuto risultati importanti sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. La Commissione Ue ha in corso la discussione per l’applicazione del regolamento sulle tecniche di evoluzione assistita. Un passo in avanti importante per la selezione di specie vegetali resistenti e che Confagricoltura aspettava da tempo. Bisogna fare presto e passare dalla fase sperimentale a quella dell’applicazione in campo per contrastare fitopatie che hanno già dimostrato di poter mettere in crisi interi comparti.
Secondo lei, quali tecnologie emergenti potrebbero rivoluzionare il rapporto tra energia e agricoltura nei prossimi anni?
Come in ambito energetico, anche su questo piano la formula giusta è quella dell’equilibrio tecnologico studiato per le esigenze della singola azienda.
Il settore agricolo italiano - attraverso l'adozione di soluzioni innovative nel mercato energetico che trovano applicazione anche nell'ambito agricolo, come l'agrivoltaico, le CER, le BESS e le colonnine di ricarica - può svolgere un ruolo attivo nel rispondere all’energy trilemma, che si focalizza su tre aspetti fondamentali: sicurezza, economicità e sostenibilità.
L’Agrivoltaico e le CER sono tra le innovazioni più interessanti per lo sviluppo delle energie rinnovabili in agricoltura.
L'agrivoltaico, ad esempio, rappresenta un'innovazione che genera valore aggiunto attraverso l'integrazione dell'agricoltura tradizionale con la produzione di energia solare. Questa tecnologia, grazie alla disposizione modulare flessibile, non solo riduce i costi variabili legati al consumo energetico delle aziende agricole, ma migliora anche la resa di una varietà di colture.
Rinnovabili, agricoltura di precisione, ma anche recupero di tecniche colturali antiche, che permettono di tenere viva la fertilità del suolo: il messaggio che danno i tanti imprenditori che stanno investendo in tal senso è chiaro, ovvero la diversificazione con la produzione di energia deve avere al centro la redditività e la produttività aziendale. Le superfici coltivabili non devono essere intaccate. Solo in questo modo possiamo raggiungere una vera sostenibilità, sia ambientale che economica.
In questo lavoro ci viene in soccorso l’intelligenza artificiale e i sistemi di geolocalizzazione. Avere macchinari connessi ai satelliti significa monitorare le colture, sapere dove è necessario intervenire, e dove non lo è, con prodotti fitosanitari o con l’irrigazione. Fino ad avere analisi predittive di medio e lungo periodo con l’uso dell’intelligenza per processare, in tempo reale, quantità di dati fino a qualche anno fa inimmaginabili. È quello che fa la nostra piattaforma HubFarm, processando e incrociando i dati delle aziende e ricavandone statistiche e previsioni che diventano preziose per la pianificazione di strategie imprenditoriali.
Questo insieme di opzioni è oggi ancora più fondamentale, ad esempio, alla luce sia dell’irrigidimento delle regole europee sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari, sia del costante aumento dei loro prezzi sui mercati internazionali. Se da una parte vengono tolti alcuni degli strumenti che fino a ieri erano fondamentali per la produzione agricola, dall’altra si devono dare agli agricoltori alternative valide. Ecco perché la politica deve fare di tutto per facilitare l’accesso alle nuove tecnologie da parte delle imprese.