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Efficienza, risparmio e uso razionale dell’energia

di Nino Di Franco - ENEA

 

DOI 10.12910/EAI2016-021

Negli ultimi anni la crescente attenzione per l’efficienza energetica ha moltiplicato il numero degli attori interessati e la produzione di atti legislativi, e la stessa nozione di “efficienza energetica” ha assunto connotati diversi in un ampio intervallo di definizioni più o meno sovrapponibili, quali il “risparmio energetico”, l’“uso razionale dell’energia”, l’“uso efficiente delle risorse”, il “contenimento dei consumi”, in un amalgama non privo di ambiguità interpretative. Questo articolo propone una chiarificazione delle diverse espressioni, definendone le rispettive demarcazioni e interrelazioni sia funzionali che concettuali

Il risparmio energetico

In quali termini, riducendo i consumi energetici in un dato contesto da un valore 1 ad uno 2, è possibile denominare ‘risparmio energetico’ la differenza 1 – E2? Lo sarà nella misura in cui siano rispettate le seguenti condizioni.

Prima. Il ‘risparmio energetico’ deve essere volontario e programmabile, e deve quindi discendere da un progetto che tenga in conto il profilo di consumo, l’offerta tecnologica, l’andamento dei mercati energetici. La riduzione degli assorbimenti attribuibile a fattori non-volontari (climatologia, dinamiche di mercato ecc.), è una fortunata contingenza ma non costituirebbe un ‘risparmio energetico’ poiché verrebbe a mancare l’elemento di programmazione insito in una qualunque policy di intervento.

Seconda. Il ‘risparmio energetico’ deve essere misurabile: il decisore deve poter determinare l’effetto quantitativo 1-E2 che l’iniziativa sarà in grado di produrre, allo scopo di verificarne l’adeguatezza ai fini del raggiungimento di un dato obiettivo, per poter inseguire l’evoluzione dei risultati prodotti nel tempo, e per commisurare a tali risultati l’entità delle risorse impegnate. ...

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