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pannelli fotovoltaici

I pannelli fotovoltaici tra i rifiuti elettronici della nuova direttiva europea

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 24 luglio è entrata in vigore, ma è diventata attuativa il 13 agosto 2012, la direttiva europea sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) 2012/19/EU che prevede l’adattamento delle legislazioni nazionali entro il 14 febbraio 2014, data così ravvicinata che potrà mettere in crisi molti Paesi per adeguarvisi.

Questa direttiva, che aggiorna la precedente normativa riguardante la raccolta e il riciclaggio delle sostanze pericolose di tipo elettrico ed elettronico (direttiva 2002/95/EC e 2002/96/EC), introduce diverse novità. La prima riguarda nuovi schemi sia di raccolta, in modo che i consumatori restituiscano i loro rifiuti elettronici senza essere gravati di spese, che di vincoli più severi riguardanti i processi di trattamento e riciclaggio di questo tipo di rifiuti. Viene, inoltre, esteso il campo di applicazione a tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i pannelli fotovoltaici, e vengono fissati nuovi tassi di raccolta.

Inoltre, nelle nuove apparecchiature elettroniche i materiali particolarmente tossici o pericolosi, come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente e altri, dovranno essere sostituiti con materiali alternativi più sicuri.

Nella direttiva si fissano come obiettivo iniziale, in fase transitoria, quello del recupero al 80% e del riciclaggio al 75%, salvo alcune specifiche eccezioni, mentre  a regime si dovrà raggiungere un recupero del 85% e un al riciclaggio del 80% del materiale elettrico ed elettronico commercializzato in Europa. In particolare, è stato definito un nuovo modo di calcolare il volume di rifiuti, che non verrà più espresso in kg per abitante ma in quantità di RAEE raccolti a seconda del volume di prodotti tecnologici immessi nel mercato nei 3 anni precedenti. Utilizzando il vecchio metodo di calcolo questo significa che l’Italia dovrà passare da una media pro capite di 4,2 kg ai circa 7,5 richiesti entro il 2016 e ai 10 kg/ab nel 2019.

Il nuovo testo rafforza, inoltre, il sistema di vigilanza e il controllo per contrastare il traffico clandestino e illegale di rifiuti elettronici che ha assunto dimensioni allarmanti in Europa. Sfuggono al controllo, infatti, circa tre quarti dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche prodotte in Europa, mentre per quelle raccolte e di cui si ha notizia solo un terzo è stato adeguatamente trattato e riciclato, gli altri due terzi finiscono in parte nelle discariche e in parte riciclati al di fuori dell’Europa con sistemi di riprocessamento inadeguati o al di fuori degli standard europei. Il materiale elettronico così ricavato viene poi reimmesso in Europa, creando anche problemi di “dumping” ambientale ed economico.

La nuova direttiva punta anche alla prevenzione della produzione di rifiuti elettronici e attraverso il loro riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero, alla riduzione del volume dei rifiuti da smaltire. Inoltre, considera il recupero di alcuni materiali presenti nei rifiuti elettronici una vera fonte di ricchezza, come nel caso delle cosiddette terre rare. La loro rarità è data dal fatto che, a prescindere dall’esistenza di giacimenti sfruttabili, sono realmente estratti in pochi paesi del mondo. Le terre rare appartengono, tra l’altro, al gruppo di 14 elementi considerati critici dall’Unione Europea, anche perché la scarsezza determina un cospicuo innalzamento del loro costo.

La nuova direttiva – afferma Claudia Brunori, esperta ENEA in materia - ha l’intento primario di rafforzare le potenzialità di recupero e riciclaggio dei RAEE in Europa rivedendo e correggendo alcuni meccanismi nella filiera dei RAEE, sulla base delle esperienze acquisite nell’implementazione della prima direttiva. La raccolta e il recupero dei RAEE, oltre a limitare il danno ambientale derivante da un loro smaltimento non appropriato, costituisce per l’Europa una delle maggiori opportunità di approvvigionamento di risorse e materie prime ad elevato valore aggiunto.

(Daniela Bertuzzi)


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